martedì 13 luglio 2010

La direzione non ha trovato un titolo adeguato per questo post

Jul 13th, 2010
Somewhere, State of New York
Giorno nr. 256

July, 13th, 2010
Ore 06.30 AM
L’emigrante non ha piu sonno. Da mezz’ora non riusciva a dormire. Ora e’ di fronte alla finestra della sua camera d’albergo che guarda sul retro dell’edifico, ad Albany, NY, e fissa a braccia incrociate un cane randagio che cerca e annusa tra la spazzatura. Pensa che la vita e’ troppo corta per sprecarla nel mondo dei sogni. Di tempo per riposarsi ne avra’ a sufficienza quando sara’ sottoterra a dormire con i vermi.
L’emigrante si sente quel cane randagio. Entrambi non hanno una casa. Dormono in posti diversi ogni giorno. A volte non dormono proprio. Entrambi cenano e pranzano in posti diversi ogni giorno. A volte non cenano e non pranzano. Entrambi incontrano esseri simili ogni giorno, che non incontreranno mai piu’. Per l’emigrante sono visi e volti di passaggio che presto finiranno nel dimenticatoio, per il cane randagio diretti concorrenti per la sopravvivenza. Entrambi non vivranno piu con la loro famiglia. Il cane randagio una famiglia non ce l’ha piu. E queste due sono le prime di tante sottili differenze.
Per un attimo il cane randagio alza la testa e i loro sguardi si incrociano. Per un breve attimo, l’emigrante e il cane randagio sono la stessa cosa. L’emigrante si trova a decine di migliaia di miglia da casa perche ha uno scopo nella vita. L’unico scopo del cane randagio e’ sopravvivere ogni giorno. Svegliarsi e poter dire “cazzo sono ancora vivo”. Come l’emigrante i primi mesi. Ad Anaheim, California. L’emigrante un bel giorno potrebbe anche raggiungere il suo scopo. Il cane randagio probabilmente presto morira’.
Il cane randagio rinuncia a cercare nella spazzatura, si volta, e se ne va scondinzolando. Non si vedranno mai piu.

Ore 10.00 AM
80 gradi Fahrenheit. L’emigrante si trova a bordo della sua Nissan Altima, sulla Highway diretto verso nord. Si ferma in un fast food. Non ha realmente bisogno della colazione. Non ne ha mai realmente avuto bisogno. Ma mangiare uova e pancetta alle 9 del mattina lo aiuta a sentirsi piu americano. Si e’ anche messo a masticare chewingum in continuazione. Il suo inglese e’ peno di “well” e “you know” puro stile americano. Lascia una piccola mancia. Lasciare la mancia negli Usa e’ una legge non scritta, un obbligo morale. L’emigrante di morale non ne ha, se non la sua personale. Lasciare la mancia non ha senso. Ma la lascia sempre lo stesso. Perche’ ha imparato che in fondo al mondo ci sono cose che bisogna fare senza un perche’. Bisogna farle e basta. Torna in macchina, il caldo aumenta e preme l’acceleratore. Il tallone gli duole a causa dei 5 km di corsa giornalieri. L’emigrante pensa che un bel giorno oltre ai suoi sentimenti e emozioni riuscira’ anche a controllare il dolore fisico. Perche questa e’ una delle cose che ha imparato cercando di cavarsela da solo oltreoceano. Le paure, i sentimenti e le emozioni non esistono. Sono tutte frutto della mente umana. Nulla di tutto cio’ esistono realmente. Una volta negata la loro esistenza, tutto per l’uomo diventa piu facile. Il problema e’ che pochi ci riescono, l’essere umano e’ un debole. Un giorno rileggendo filosofia su wikipedia si e’ accorto di ricalcare lo spirito dionisiaco di Nietzsche involontariamente.
A dir la verita’, per un momento l’Emigrante stava per mollare. Gennaio, un fresco e piovoso pomeriggio californiano. L’Emigrante ha rimosso tutti i ricordi. Ricorda solo il corridoio nel sotterrano, la riunione a due col supervisore nello stanzino minuscolo con la luce artificiale. Il verbale di richiamo disciplinare che diceva cose non completamente vere, ma “non mollerai, porterai a termine il tuo anno con noi perche puoi farcela. Ora vai, hai due giorni liberi se vuoi, fuori piove a dirotto, vai a casa e vai a correre sotto la pioggia”. L’emigrante lo fece. Quel giorno non mollo’. Cosa realmente successe non se lo ricorda piu nemmeno lui. Perche ci sono cose che non vanno confessate nemmeno a se stessi, per non lasciare traccia.
In questi mesi l’emigrante ha commesso molti errori. Non poteva essere altrimenti, dato che anziche’ le comodita’ ha scelto di mettersi in gioco. Non sempre chi vince e’ un figo e chi perde un coglione. Perche’ chi vince si rilassa e prostra il fianco al nemico che nella battaglia seguente sapra’ dove colpire.
Una spia gialla sul cruscotto si accende e lo riporta alla realta’. Il suo lavoro gli ha insegnato che significa “check the engine”. Controllare il motore. Per giorni, l’emigrante ha sperato che la sua auto si rompesse nel deserto texano. Per vedere come se la sarebbe cavata stavolta. Ma non e’ mai successo. L’emigrante guarda lo specchietto, e un ghigno si apre sul suo volto. Ha appuntamento alle 11 con un nuovo collega. Un altro volto di passaggio. L’ironia della vita. Un anno e mezzo fa si trovava spensierato nei corridoi del liceo circondato da dubbi irrisolvibili, addirittura preoccupandosi per l’esame di maturita’. Ora si trova negli Usa, non parla italiano da mesi, e’ stato in piu di venti stati americani e incontrato circa cinquecento persone diverse. Un giorno in un distributore di benzina di Houston pensandoci si mise a ridere da solo. Un nero che faceva benzina qualche metro piu in la si uni’ alla sua risata. Prima di capire di non sapere il perche’ stava ridendo, smettere, rimontare e ripartire.

Ore 2.00 PM
Concessionario newyorkese. Completamente cinese, dal proprietario ai venditori ai meccanici, all’odore. L’emigrante ne ha visti centinaia di questi posti da quando e’ partito dalla California, e ormai gli provocano conati di vomito e sudori notturni. In realta’ dovrebbe essere l’emigrante che visita per vedere cosa succede e imparare cose nuove, ma questa volta i cinesi lo sorprendono. A dir la verita’ nulla piu sorprende l’Emigrante, ma facciamo finta di si. Sono loro, che riempiono di domande l’Emigrante. Riguardo chi e’, perche e’ negli Usa. L’emigrante dopo le prime risposte serie inizia a mostrare tutto il suo talento, con risposte ad effetto. Tipo che una business card (biglietto da visita) non ce l’ha ancora (cosa vera), ma che la sua business card e’ il suo viso. Gli viene detto di continuare a inseguire i suoi sogni. Lui risponde che spesso i suoi sogni corrono dietro a lui perche’ faticano a stargli dietro. Ad un certo punto il proprietario cinese cambia discorso e dal business passa ad argomenti tipo politica e religione. L’emigrante risponde che non e’ una gran cosa, parlare di dio con dio. Tutti ridono eccetto l’ultimo dei cinesi nell’angolo. Probabilmente non ha capito la battuta. Problema suo.
Occhi a mandorla dice che il concessionario chiude alle 4 e mezza perche dopo quell’ora il business a New York rallenta. Balle. Dice che i suoi meccanici non portano la mascherina quando verninciano perche lo stato del NY non lo richiede. Balle. Di nuovo. La verita’ e’ che probabilmente in quell’edificio se fosse in Italia non sarebbero a norma nemmeno le prese della corrente e la tavoletta del cesso. Perche’ l’Italia ha molti pregi. Chi ci ha sempre vissuto non puo notarlo.
All’Emigrante il cinese piace. Assomiglia a lui, ma non per i motivi del cane randagio. In cio’ che fa, non v’e’ morale. Non vi e’ sentimento, non v’e’ emozione. Solo il raggiungimento dello scopo.

9.00 PM
L’Emigrante e’ di nuovo a petto nudo a fissare la finestra, ma in un altro albergo in un’altra citta’. Si sente un uomo diverso.
L’ha gia scritto in un altro post del blog mesi fa. Nella vita bisogna mettersi in gioco, il perche non serve che ve lo spieghi io. Si impara anche a conoscere meglio se stessi, ma vi ho appena detto che non serve ve lo spieghi io, e io non mi contraddico mai. Non vi preoccupate, l’umilta’ non l’ho persa. Per averla persa prima bisogna almeno averla avuta. Probabilmente io sono soltanto un pazzo con manie di persecuzione e sonnanbulismo, ma credo in cio’ che dico. Uscite dal guscio e rischiate, male che vada fate la fine del cane randagio...sotto terra a dormire con i vermi.
Chi ha capito e’ partito, il resto fa il tifo.

4 commenti:

  1. La parte sul cane randagio mette i brividi :)

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  2. Fantastico. Parti interessanti che fanno riflettere

    ps: non ti dico chi sono ma ci conosciamo, bel blog! ;)

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  3. Che dire mirandola, senza parole.
    Pecchio

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