venerdì 27 agosto 2010

Curtains Fall. Giù il sipario.

Aug 27th, 2010
Anaheim (Los Angeles Metropolitan Area)
Giorno nr. 302

"Le menti mediocri condannano abitualmente tutto ciò che oltrepassa le loro capacità" (Francois DeLaRochefocauld)

Finisco da dove avevo iniziato. Ayres Hotel, Anaheim, California. Un diciannovenne (allora) ragazzo di provincia appena diplomato catapultato allo sbaraglio in California. 302 giorni fa, entrai da quella porta di questa precisa stanza, la 131 dell'Ayres, e come prima cosa iniziai a scrivere "Giorno 0", il mio primo intervento in questo blog.
302 giorni dopo, dalla stessa postazione, questa stessa scrivania di terza mano, lo concludo.
302 giorni dopo, domani, un Boeing dell'American Airlines mi riporterà in patria.
Tempo di ringraziamenti. Fate le valigie, si torna a casa, mi dissero.
Iniziamo dall'Italia. Iniziamo dai top 2 commentatori di questo blog, che vincono il premio fedeltà 2009-10. C'è zio Alberto a.k.a "il Luke Walton della Verona da bere"..che poverino, è un buon'uomo. E' che vuole diventare un giornalista. Io gliel'ho gia detto. Fra 5 anni sarò in grado di fare meglio di lui il mio lavoro e anche il suo. Fedelissimo del blog e buon personaggio, però. Poi zio Max a.k.a Max Giordan a.k.a il rosso. Un giorno in preda a chissà quali fumi mi ha confidato qual'è il suo lavoro. Non posso confidarvelo. Realmente, è questione di ordine pubblico. Ma mettiamoci anche zio Mirko. Che non è nella top 3 dei commentatori ma ce lo metto lo stesso, per questione di rispetto reciproco. Troppo, per essere validi avversari sul campo, troppo rispetto l'uno nei confronti dell'altro come persone, per infierire sul corpo del rivale.

"Salve Mr. Mirandola, la volevo informare che da quando lei è partito il sottoscritto ha appeso la racchetta al chiodo. Sarà questione di valori. Ma su quel campo finchè lei non torna io nn ci metterò piede. Lode a lei." (M.M)

Magari riprenderemo da dove avevamo lasciato. Sorseggiando una bevanda preferibilmente alcolica, post sforzo fisico, seduti ad un tavolino con il vento tra i capelli. Parlavamo delle nostre impressioni sulle cose e sulla vita, delle scienze e dei saperi, di questo tempo che passava senza nemmeno lasciarci il tempo di renderci conto quanto stavamo invecchiando.
Beh tralasciamo la giornata di oggi, un turbine di sensazioni contrastanti, con come culmine il congedo finale dall'ufficio. In fondo la dentro sono cresciuto, nei primi 6 mesi, ho imparato ciò che era previsto imparassi, ho imparato l inglese (perche l'ho imparato li, dalle 8 di mattina alle 5 d pomeriggio), e ci ho anche sofferto nei momenti difficili.
La sera si è conclusa (e di fatto la mia esperienza americana) con una cena tra colleghi, come per magia i miei preferiti (questione di fortuna), persino zio James da Atlanta e zio John da Phila.
Ma ringraziamo anche zio Shaun e zio Brian. Il secondo, cioè il mio diretto superiore (ex, ormai) rimane un figliodiunabuonasignora nonostante stasera. Ma me lo immaginerò, finche presenziero lezioni universitarie riguardo la relazione prezzo-quantità. Me lo immaginerò, con una birra di fronte al televisore, imprecando contro questi Cubs che infondo non vincono da quando c'era gesu cristo capotavola. In fondo se ho sempre tenuto duro è anche grazie a lui. Magari un bel giorno gli darò indietro le centinaia di dollari di pranzi offerti. Il primo, cioe il General Manager non che numero 1 nell'ordine gerarchico, rimane semplicemente un maestro di vita e di business, in quanto potrebbe scrivere il vangelo sulla Leadership Aziendale senza essere il Presidente. Uno da cui imparare anche guardandolo tagliare la bistecca o masticare semi di girasole, magari a qualche riunione delle 4 del pomeriggio, quando chiunque inizia a mollare le briglie tranne lui, che è ancora in fase di riscaldamente dalle 8 del mattino. O zio Joe, e il weekend a birra, granchi, e pennicchelle sul fiume dal nome innominabile, lassu in Virginia. E poi zio Sonny, e i suoi discorsi filosofici sul lago Michigan, Illinois, nel dopo cena. Ma sua moglie no, non gliel'avrebbe piu ridata nessuno. Vogliamo menzionare qualcuno extra orario lavorativo? Perche non zio Arshad, uno ricoverato in psichiatria in India a 11 anni, troppo stressato nel dividere la giornata tra allenamento di cricket fino alle 7 di mattina, poi scuola e poi lavoro fino alle 10 della sera, non puo non essere un altro maestro di vita, e credetemi, lo era. poi la fuga in Gran Bretagna di nascosto, l'America, la depressione ancora, il permesso di soggiorno, e il suo sogno che in fondo sta ancora vivendo, quello di riuscire a diventare qualcuno nel suo paese. Magari un giorno ci riuscirà, e io sarò il suo primo tifoso. "If you cannot change it, don't worry about it", o "The 90% of the things that worry us, will not happen" o "if it walks like a duck, or sounds like a duck or looks like a duck, it means it's a duck". Il mio maestro indù preferito.
Ebbene, pare che le trasmissioni siano finite. Che dire. Cio che ho fatto, pensato e imparato in questi mesi lo trovate negli interventi precedenti. Vorrei rivivere i primi 3 mesi con la forza mentale di ora, ma non fa niente, non avrebbe senso...nessuno nasce imparato, mi disse un tale. Che dite? se ho ricevuto applausi da casa? No, ed hanno ragione. Si applaude alla fine dello spettacolo, non a metà. E per fine dello spettacolo, non intendo lo spettacolo che finisce domani. Questo e' un po piu a lungo termine. Da lunedi mattina sono di nuovo in ufficio, in Italia, stavolta. Io in vacanza non ci vado mai, ne avò una lunghissima gia prenotata, fra molti anni. E poi si inizia l'università, continuando a lavorare sempre. Entrambi. Mi son proprio bevuto il cervello. Comunque, casa nuova (con la famiglia non ci vivo piu), citta nuova (centro), persone nuove, amici nuovi. Un anno dopo, cambio vita di nuovo. Mannaggia, questo film l'ho gia visto.
Beh, dopo 302 giorni, 27 stati, 50 post, circa 200 commenti, 2000 visite, temo di non avere piu nulla da dire. In fondo spero di aver lasciato qualcosa anche a voi. E infondo magari fra 10, 20, 30 o 40 anni, quando persino non ricorderò di aver vissuto un anno negli Usa mi sveglierò nel cuore della notte, sudato e ansimante, e nel cielo mi parrà di sentire le pale degli elicotteri, come ad Anaheim, California. E la stridula voce di zio Mike nelle orecchie "Distribution, Mike".
Qui sono le 4 del mattino, ora se non vi dispiace me ne torno fuori, sulla Katella Avenue, la strada che ha cullato questo mio anno in USA, a fare l'ultima passeggiata notturna, per cercare di capire ancora una volta di che colore è il buio. Ma stanotte, m sento in grado di dire che profuma di vittoria. Non il buio, quello continua a sapere di Pecorino sardo di qualità deprecabile, ma la Katella Avenue. Poi torno qui, finisco di fare le valigie, metto giu gli ultimi pensieri e resto ancora un po a riflettere, mentre il sipario cala.
Punto.
A capo.

THE END.

venerdì 20 agosto 2010

Pietro Mirandola, 1 anno dopo. Quest'anno ho imparato che.

Aug 20th, 2010
Seattle, Washington State
Dalla VII lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 295

Beh che dire, spettabili. Dopo 295 giorni, 50 posts, 27 stati diversi, siamo agli sgoccoli. Terz'ultimo post.
Di Chicago ho gia detto la scorsa volta. Top 3 dopo NY e Florida. Una piccola Manhattan piu pulita e ordinata. Manhattan però sempre nel cuore, inammovibile dal numero 1. Seattle si piazza al numero 4, sull'oceano in collina. Un po fresca, ma una piccola toscana. Portland si piazza in mezzo all'anonimato.
Domani aereo per LA e poi in Italia fra 7 giorni, un anno dopo.
La direzione si assume piene responsabilità nel dire che il sottoscritto al quale sarà permesso di parlare in prima persona fra 2 righe è tecnicamente in grado di dire che quest'anno:

-Ho imparato che, vi piaccia o no, i soldi gestiscono la mia vita. Sono il mio presente, il mio motore e il mio fine. Il giorno in cui saranno anche il mio futuro il cerchio sarà chiuso. I soldi mi fanno alzare la mattina da quel letto, anche quando non ho chiuso occhio, e la mia giornata sarà piena di hamburgers, strette di mano e sorrisi di circostanza, e penso di averne avuto abbastanza sia dell'uno che dell'altro, e vorrei restare tutto il giorno inerme in quel letto come un burattino a cui hanno tagliato i fili, ad aspettare che il tempo passi. In giorno in cui vedrò anche i soldi parlarmi insieme, rispondere alle mie domande e colloquiare con me, capirò di essermi definitivamente fottuto il cervello.
-Ho imparato che puoi sentirti solo e troppo distante dal momento in cui rivedrai la tua famiglia. Ma il tempo scorre sempre, come la merda portata dal fiume.
-Ho imparato che la gente è il piu grande spettacolo del mondo, ed a buon prezzo. E il prezzo è la base di tutto.
-Ho imparato che l strada per arrivare al risultato finale è brevissima: 3soli passi. Un ottimo sorrisneo di circostanza a 47 denti, una forte stretta di mano, e l'obiettivo finale: profitto. Il percorso tra il passo 2 e il 3, è un problema tuo.
-Ho imparato che, checchenedica Bertinotti, il capitalismo è sopravvissuto alle zanne del comunismo. In America però, ha iniziato a mangiarsi da solo.
-Ho imparato che, nel caso ti sentissi lontano da casa, in un tunnel senza fine (senza pedaggio però, non come quelli qui) in cui la luce in lontananza sembra troppo lontano, vai il sabato sera all'Ecco di Hollywood. Ordina una tequila patron e bevila tutto d'un sorso senza respirare. I russi si, che l'avevano capito subito.
-Ho imparato che, se mi sono rirovato alle 4 del mattino a camminare vestito a festa sotto l'acquazzone ad hollywood ubriaco fradicio alla ricerca di un hotel, devo essere proprio matto come dicono.
-Ho imparato una cosa incredibile. Il marketing. E' incredibile. Voi non ve ne siete mai accorti, che il link di questi interventi finiscono su facebook sempre nell ora di punta, dove un sacco di persone sono in linea.
-Ho imparato che come dicono gli americani, esistono 3 tipi di bugie: le bugie, le grandi bugie, e le statistiche. Infondo come disse quel tale, se metto la testa in forno e i piedi in freezer, avro sempre una tempreratura del corpo media.
-Ho imparato che l'talia è un gran bel paese, forse il migliore del mondo potenzialmente. Non per nulla si chiama Belpaese. Peccato sia abitato dagli italiani. Obama è americano quanto Berlusconi è un buonuomo. Solo che mentre Obama non puo provare la cittadinanaza americana in quanto non cè certificato esistente e ciò viene insabbiato dai media americani e la notizia non esce dal paese, in Italia misteriosamente il paese va in culo non per colpa degli italiani, ma perche il presidente del consiglio si scopa qualunque cagna infetta e si fa 2 leggi per coprire qualche sbavo vecchio di ventanni. Ah, che bello quando Kennedy si scopava Marylin Monroe e nessuno se ne fregava.
-Ho imparato che le delicate questioni, e il perche di certe cose, non sempre sono come appaiono. Il rapporto causa-conseguenza di cio che succede in alto, non sempre coincide con cio che viene detto. Non c'è un perche. Certe cose non si possono dire. Questo l'ho imparato lavorando in una grande azienda però, non bevendo tequila a hollywood.
-Ho imparato che puoi avere 1000 problemi da affrontare da solo piu o meno facilmente risolvibili, ma finche guardandoti allo specchio le tue mani saranno ancora attaccate ai polsi, le tue orecchie alla faccia e le orecchie alla testa, il bilancio sarà tuttavia ancora positivo.
-Ho imparato che ognuno alla fine dei conti fa cio che vuole. Giudicare le persone, che brutta cosa. Lo diceva anche il colonello Kurtz in Apocalypse Now: "E' il voler giudicare, che ci sconfigge".
-Ho imparato che si, ho smesso di giudicare le donne. Per loro ci sono le frasi scritte dai ragazzini nei cessi pubblici che calzano a pennello *(vedi sotto).
-Ho imparato che si apprezza cio che si ha solo quando non lo si ha piu.
-Ho imparato che guidare attraverso il deserto arizona-texano 4 giorni di fila aiuta a conoscere te stesso. Anche a distingure le cosce di pollo buono da quelle cattive vendute nei distributori di benzina.
-Ho imparato l'inglese, ho imparato ad arrangiarmi e vivere da solo in un continente, a lavorare e muovermi in un'azienda di 200 dipendenti in una lingua diversa, a dare sempre una buona impressione alla persona che si ha davanti, dal barbone di Central Park al General Manager-VP/datore di lavoro. E vi sembra poco?

Sempre vostro,

P.M

*: frase valida per un valore tra il 50 e il 75 percento di esse. Ma non allarmatevi. Se state leggendo questo blog, non è detto che siate nel 25% buono. Ah, dannate percentuali.

martedì 10 agosto 2010

Numeri. Sono solo numeri.

Aug 10th, 2010
Milwaukee (Wisconsin)
Dall' XI lettera dell' "Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 285

Stasera volevo iniziare a tirare le somme, ma non ne ho voglia. Comunque:

B.B: la direzione comunica che questo è il quartultimo post. Il prossimo tra 10 gg a Seattle sarà su tutto ciò che ho imparato negli Usa, poi quello dei ringraziamenti e poi quello finale 5 minuti prima di partire. Ma ho vinto cazzo. Ce l'ho fatta. Ho vinto la sfida con me stesso. Finito il trip lavorativo di 3 mesi e mezzo Los Angeles-Chicago, guidando attraverso 25 stati e vivendo negli hotels. I made it. Se tutto reiniziasse domani mattina mi verrebbe da vomitare, come gia scritto su facebook. Ora si vola a Seattle sabato, poi LA e poi Italia il 27. But I made it.

La Terra promessa.
Domenica sono arrivato alle porte della Chicago dei miei Bulls. Anni che aspettavo questo momento, e mannaggia u diavolo, non sono neancora riuscito a beccare il centro. Domenica, arrivato in Illinois dopo aver passato gli ultimi giorni perso nelle lande della desolata Indiana (pura campagna, spesso colto da conati di vomito e sensazioni di schifo che sale su ogni volta che pensavo alle somiglianze con la mia terra natia), ho intravisto i grattacieli della Windy city da lontano, sull'autostrada. Fermato a fare benzina, vestito di canotta Bulls, sono uscito dalla macchina, mi sono girato verso i grattacieli in sottofondo e per la seconda volta in un mese dopo New York City, mi sono inchinato, unto dal signore. Immensa devozione. Un bel giorno torneremo a vincerlo, quel cazzo di titolo nba.
Attualmente mi trovo per questioni lavorative a Milwaukee (pronunciata Miuàchi anziche il mio Miluòchi di fino a 3 ore fa), ma torno a Chicago domani, dove passerò il weekend scorazzando per il centro aspettando l'aereo per Seattle.
La settimana scorsa sono stato a Buffalo (Cascate del Niagara...un sacco di acqua che vien giu e morta li, che volete che vi dica), Cincinnati, Ohio (non vi perdete nulla) e Indiana come detto. Ah, tra le righe. Uno una volta mi ha scritto in privato "goditela fino in fondo sta vacanza". Benedetto figliolo. Vorrei ricordare al popolo che in tutte ste città ci sono andato con circa 20 colleghi diversi, lavorando. Apprendista, ma la vacanza eccetto le spiaggie della Florida e Manhattan e 3 giorni in California non l'ho mai vista.
Vabbe, ultime 2 settimane. Comunque vada, ho vinto. Sono sopravvissuto a un anno negli Usa da solo a 19-20 anni partendo con una questionable conoscenza dell'inglese, ma suvvia, non perdiamo tempo, di questo vi narrero' negli ultimi 3 interventi.
Anticipo solo che vorrei rivivere i primi 3 mesi con la forza mentale di ora. Non che al tempo fossi una merdina, altrimenti a quest'ora vi starei scrivendo dall'Italia, ma questa è un'altra storia, semmai ve la racconto quando sono vecchio e stanco, con un sigarello in bocca, un bicchiere di Don Patron su qualche spiaggia della Florida.
Posso dire di poter completare la rubrica sulle differenze divertenti tra Italia-Usa cominciata molto tempo fa e che trovate spezzettata nei post precedenti:
-Autostrade: molte gratuite, ed ovunque. Ovunque, si sovrappongono una all'altra. Spesso si prende l'autostrada anche per fare 5 minuti di strada, o andare a cena a 5 miglia di distanza. Ci sono piu autostrade che strade normali. Quell normali sono dritte e a 4 corsie.
-Treni: scarsi e ferrovie limitate. Tutti in macchina alè ohohohò.
-Stipendi: due al mese, cioe uno diviso in 2. Controlli finanza: pochi. Sindacati: deboli. Antonio Di Pietro: merda umana. Barack NObama: pure.

E poi vi regalo un po' di numeri. Avevo in mente già dalla California di farlo. Il mondo è sempre più infestato dalla quantità. Parlare in maniera sensata significa parlare di quantità. Non basta dire che un qualcosa è grande. Quanto grande? Non basta dire che qualcosa è scarso. Quanto scarso? Non puoi sfuggire dalla quantità.
In fondo se qualcosa non puo essere espresso dai numeri non è scienza, ma opinione. E quindi non esiste (vedere mie teorie sulla mente umana di qualche post fa)

37000: come i km percorsi in macchina in 10 mesi (23000 miglia).

1500: come i km di corsa fatti negli Usa la sera. Obiettivo: marathona di NY o Milano entro 2 anni. Senza il jogging non ce l'avrei mai fatta, forse.

520: come i dollari di multa tra limiti di velocita superati, parcheggio su striscie rosse, affitto in ritardo.

circa 500-1000: come le persone che ho conosciuto, tra colleghi, compagni di tennis, semplici persone incontrate durante l'anno, clienti, semplici persone a cui ho stretto la mano.

circa 200: come gli hamburgers mangiati in 300 giorni. Fortunatamente in California mi cucinavo la cena da solo, altrimenti sarei gia morto.

100: come i dollari a sera nei sabati sera hollywoodiani tra locale, cena e hotel. Poi ho smesso, auto taglio delle spese.

31: come gli alberghi in cui ho dormito dall'otto maggio a ora

27: Come gli stati in cui sono stato (me ne mancano 2 attualmente sono a 25): California, Arizona, New Mexico, Texas, Oklahoma, Lousiana, Alabama, Mississipi, Georgia, Florida, South e North Carolina, Tennesse, Maryland, Virginia, New Jersey, New York, Massachuesetts, Connecticut, Delaware, Pennsylvania, Ohio, Indiana, Illinois, Wisconsin, Washington, Oregon.

7: come i mesi che ci ho messo a capire che butt è una parolaccia del linguaggio parlato non inglese regolare, e non potevo metterla nella relazione settimanale per il capo.

6: le persone che ho conosciuto le quali parlavano italiano (4 dei quali italiani)

5: la percentuale della mia vita passata in Usa, tra vivere e vacanze

5: come i mesi che ci ho messo a capire il 90% della tv americana. Attualmente siamo quasi al 100, escluse certe parole isolate

4: le volte in cui ho dovuto spostare le lanciette dell'orologio perche avevo attraversato un fuso orario.

3: le volte in cui sono stato dalla polizia, tutte a Los Angeles: passaporto e portafoglio rubato, denuncia ad ignoti per la tv rubata dall'appartamento californiano a leasing scaduto, la terza rimane top secret.

2: le volte in cui ho eluso il pagamento del pedaggio in autostrada

2: le partite nba viste dal vivo.

1: le volte in cui mi sono preso dello sporco italiano.

1: i momenti in cui stavo per mollare.

1: le volte in cui ho sbattuto la testa contro il muro fino a farmi male per darmi forza.

0: la voglia che ho di tornare li, dove siete voi. Guardatevi intorno, e poi scuotete la testa.

Sempre vostro,

P.M

sabato 31 luglio 2010

Agosto. L'ultimo.

Jul, 31st, 2010
Pittsburgh, Pennsylvania
Dalla X lettera dell "Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 275

Ci sono persone che accettano consciamente o meno i propri limiti e vivono una vita piatta conformizzata agli standard che il mondo propone, accontentandosi di imitare il modello di uomo medio senza infamia e senza lode, curante della famiglia e portante a casa il culo ogni fine del mese. Ci sono persone che invece si pongono un obiettivo, che verra' poi raggiunto o meno, ma che non li salvera' in ogni caso dal trovarsi in un letto vecchi e moribondi sommersi dalle colpe e i rimorsi, aspettando la crociera gratis con Caronte. Ci sono persone che non ce la fanno. Ci sono persone che non ce la fanno per colpa loro, e persone che non ce la fanno per manifesta inferiorita'. Inettitudine, mi disse un tale. Ma su queste persone non infieriro', se madre natura non ti ha dato le ali significa che non e' tuo destino volare. Ci sono persone che decidono di rompere gli schemi, e che possono finire nel secondo o nel quarto gruppo a seconda delle capacita'. E poi ci sono le persone come noi. Persone come il sottoscritto, zio Jim, e zio Sam. Artisti. Artisti di strada catapultati nell'epoca sbagliata. Persone che preferiscono ascoltare se stessi, piuttosto che le parole degli altri. Questo che sta scrivendo ora lo conoscete. Forse. Zio Jim e' un tale da NY, che nella vita ha vinto. Perche' ha vinto cazzo. 9 figli, 10 nipoti che probabilmente diventeranno 20 quando i figli saranno tutti sposati. Mi ha detto che se non avesse trovato sua moglie e non si fosse sposato probabilmente ora sarebbe morto. E' cresciuto a Brooklyn, New York. Mica un posto per venditori di souvenir. "Non e' un paese per vecchi", direbbe Cohen. A 18 anni zio Jim faceva il palo nelle rapine. Ecco, perche se non avesse trovato sua moglie ora sarebbe anche lui, gia in crociera con Caronte. Fino a pochi anni fa faceva due lavori, uno notturno e uno giornaliero, per mantenere i 9 figli. Gente che ha imparato a stare il mondo con le buone o con le cattive. In Italia tutto cio' non sarebbe possibile. Chi e' marcio resta marcio, chi e' buono resta marcio per forza di cose. Vivendo all'estero ci si rende conto che l'Italia e' un bel posto, forse anche troppo criticato. Peccato sia popolato dagli italiani.
Poi zio Sam, ex pilota dell'Air Force americana durante la guerra in Korea. E' rimasto qualche anno anche dopo la guerra, e parla ancora koreano. Mi ha sfatato il mito delle asiatiche mai rasate. Ha detto che per cercare di migliorare il koreano era solito guardare un buffo cartone animato europeo, che non ha mai visto in america. Poi ho scoperto essere Topo Gigio. Mi ha portato a pranzo a little Italy a Boston, due settimane fa. Da un certo "Pagliuca", ristorante italiano con il proprietario che ci ha avvicinato con un "hi brothers" dal deprecabile accento sicilinao. Abbiamo alzato un po il gomito, ma va bene cosi.
Viaggiare con loro va direttamente vicino alla cima della descrizione dell'esperienza culturale nella relazione finale che dovro' consegnare tra 20 giorni.
Tra i personaggi circensi con cui ho viaggiato in questi mesi possiamo mettere altri gia' segnalati due post fa, soprattutto zio Jerry, il 60 enne canadese, un milione di mogli gia avute e che fra poco si risposera' con una musicista ambulante di Rochester. Poi ha gia programmato di divorziare per andare a vivere in europa, Polonia o Romania. Mah. Molte idee, ma ben confuse.

Beh, torniamo a noi. Ultimo mese. Volevo iniziare a tirare le somme stasera, ma non ne ho voglia. Sono gia stato in circa 20 stati. La settimana prossima sara'mortale. 6 citta' in 6 giorni: Pittsburgh, Amhurst, Cleveland, Cincinnati, Detroit e Chicago. Dove vendero' la macchina e volero' a Seattle. 20 stati, una trentina di citta e altrettanti alberghi dall'8 Maggio senza mai fermarsi. 100 giorni mangiando in ristoranti e fast foods. Il mio fegato ha gia fatto la domanda di pensione in quanto reduce di guerra. Prima mi sono guardato allo specchio, non mi sono riconosciuto e mi sono dato del lei. Avevo le occhiaie, gli occhi rossi, la barba lunga e un interessantissimo charme turco-babilonese. Probabilmente ho anche la febbre gialla latente.
Giudizio positivo su Pittsburgh, Philadelphia buona solo se ti credi Tony Montana e cerchi rogne. Un po come Atlanta. Peccato in Pennsylvania piova SEMPRE.
Sono stato multato dall'azienda per 250 dollari per aver dimenticato l'air card in albergo a New York qualche settimana fa. "Non ti preoccupare, puoi mandarci un assegno". Che bello. E' sempre stato il mio sogno, essere multato e mandare un assegno. Ora posso anche andare in pensione e andare a raccogliere noci da cocco in Jamaica.
Ah, ho un aggiornamento per le differenze Usa-Italia. Mi e' stato chiesto su fb di parlare della tecnologia. E come mi e' stato insegnato in questi mesi, il cliente si accontenta sempre. Non c'e' alcuna differenza. Usano gli stessi pc che usate voi in Italia. Tuttora scrivo da quello aziendale ed e' uguale ai vostri laptops. La differenza e' che avendo i computer dall'anno 0, i 60 enni negli Usa sanno usarli come un ventenne in Italia si aggira nei meandri dei software.
Bene, ma neanche tantissimo.
Sempre vostro,

P.M (ancora vivo, se ve lo stavate chiedendo)

martedì 13 luglio 2010

La direzione non ha trovato un titolo adeguato per questo post

Jul 13th, 2010
Somewhere, State of New York
Giorno nr. 256

July, 13th, 2010
Ore 06.30 AM
L’emigrante non ha piu sonno. Da mezz’ora non riusciva a dormire. Ora e’ di fronte alla finestra della sua camera d’albergo che guarda sul retro dell’edifico, ad Albany, NY, e fissa a braccia incrociate un cane randagio che cerca e annusa tra la spazzatura. Pensa che la vita e’ troppo corta per sprecarla nel mondo dei sogni. Di tempo per riposarsi ne avra’ a sufficienza quando sara’ sottoterra a dormire con i vermi.
L’emigrante si sente quel cane randagio. Entrambi non hanno una casa. Dormono in posti diversi ogni giorno. A volte non dormono proprio. Entrambi cenano e pranzano in posti diversi ogni giorno. A volte non cenano e non pranzano. Entrambi incontrano esseri simili ogni giorno, che non incontreranno mai piu’. Per l’emigrante sono visi e volti di passaggio che presto finiranno nel dimenticatoio, per il cane randagio diretti concorrenti per la sopravvivenza. Entrambi non vivranno piu con la loro famiglia. Il cane randagio una famiglia non ce l’ha piu. E queste due sono le prime di tante sottili differenze.
Per un attimo il cane randagio alza la testa e i loro sguardi si incrociano. Per un breve attimo, l’emigrante e il cane randagio sono la stessa cosa. L’emigrante si trova a decine di migliaia di miglia da casa perche ha uno scopo nella vita. L’unico scopo del cane randagio e’ sopravvivere ogni giorno. Svegliarsi e poter dire “cazzo sono ancora vivo”. Come l’emigrante i primi mesi. Ad Anaheim, California. L’emigrante un bel giorno potrebbe anche raggiungere il suo scopo. Il cane randagio probabilmente presto morira’.
Il cane randagio rinuncia a cercare nella spazzatura, si volta, e se ne va scondinzolando. Non si vedranno mai piu.

Ore 10.00 AM
80 gradi Fahrenheit. L’emigrante si trova a bordo della sua Nissan Altima, sulla Highway diretto verso nord. Si ferma in un fast food. Non ha realmente bisogno della colazione. Non ne ha mai realmente avuto bisogno. Ma mangiare uova e pancetta alle 9 del mattina lo aiuta a sentirsi piu americano. Si e’ anche messo a masticare chewingum in continuazione. Il suo inglese e’ peno di “well” e “you know” puro stile americano. Lascia una piccola mancia. Lasciare la mancia negli Usa e’ una legge non scritta, un obbligo morale. L’emigrante di morale non ne ha, se non la sua personale. Lasciare la mancia non ha senso. Ma la lascia sempre lo stesso. Perche’ ha imparato che in fondo al mondo ci sono cose che bisogna fare senza un perche’. Bisogna farle e basta. Torna in macchina, il caldo aumenta e preme l’acceleratore. Il tallone gli duole a causa dei 5 km di corsa giornalieri. L’emigrante pensa che un bel giorno oltre ai suoi sentimenti e emozioni riuscira’ anche a controllare il dolore fisico. Perche questa e’ una delle cose che ha imparato cercando di cavarsela da solo oltreoceano. Le paure, i sentimenti e le emozioni non esistono. Sono tutte frutto della mente umana. Nulla di tutto cio’ esistono realmente. Una volta negata la loro esistenza, tutto per l’uomo diventa piu facile. Il problema e’ che pochi ci riescono, l’essere umano e’ un debole. Un giorno rileggendo filosofia su wikipedia si e’ accorto di ricalcare lo spirito dionisiaco di Nietzsche involontariamente.
A dir la verita’, per un momento l’Emigrante stava per mollare. Gennaio, un fresco e piovoso pomeriggio californiano. L’Emigrante ha rimosso tutti i ricordi. Ricorda solo il corridoio nel sotterrano, la riunione a due col supervisore nello stanzino minuscolo con la luce artificiale. Il verbale di richiamo disciplinare che diceva cose non completamente vere, ma “non mollerai, porterai a termine il tuo anno con noi perche puoi farcela. Ora vai, hai due giorni liberi se vuoi, fuori piove a dirotto, vai a casa e vai a correre sotto la pioggia”. L’emigrante lo fece. Quel giorno non mollo’. Cosa realmente successe non se lo ricorda piu nemmeno lui. Perche ci sono cose che non vanno confessate nemmeno a se stessi, per non lasciare traccia.
In questi mesi l’emigrante ha commesso molti errori. Non poteva essere altrimenti, dato che anziche’ le comodita’ ha scelto di mettersi in gioco. Non sempre chi vince e’ un figo e chi perde un coglione. Perche’ chi vince si rilassa e prostra il fianco al nemico che nella battaglia seguente sapra’ dove colpire.
Una spia gialla sul cruscotto si accende e lo riporta alla realta’. Il suo lavoro gli ha insegnato che significa “check the engine”. Controllare il motore. Per giorni, l’emigrante ha sperato che la sua auto si rompesse nel deserto texano. Per vedere come se la sarebbe cavata stavolta. Ma non e’ mai successo. L’emigrante guarda lo specchietto, e un ghigno si apre sul suo volto. Ha appuntamento alle 11 con un nuovo collega. Un altro volto di passaggio. L’ironia della vita. Un anno e mezzo fa si trovava spensierato nei corridoi del liceo circondato da dubbi irrisolvibili, addirittura preoccupandosi per l’esame di maturita’. Ora si trova negli Usa, non parla italiano da mesi, e’ stato in piu di venti stati americani e incontrato circa cinquecento persone diverse. Un giorno in un distributore di benzina di Houston pensandoci si mise a ridere da solo. Un nero che faceva benzina qualche metro piu in la si uni’ alla sua risata. Prima di capire di non sapere il perche’ stava ridendo, smettere, rimontare e ripartire.

Ore 2.00 PM
Concessionario newyorkese. Completamente cinese, dal proprietario ai venditori ai meccanici, all’odore. L’emigrante ne ha visti centinaia di questi posti da quando e’ partito dalla California, e ormai gli provocano conati di vomito e sudori notturni. In realta’ dovrebbe essere l’emigrante che visita per vedere cosa succede e imparare cose nuove, ma questa volta i cinesi lo sorprendono. A dir la verita’ nulla piu sorprende l’Emigrante, ma facciamo finta di si. Sono loro, che riempiono di domande l’Emigrante. Riguardo chi e’, perche e’ negli Usa. L’emigrante dopo le prime risposte serie inizia a mostrare tutto il suo talento, con risposte ad effetto. Tipo che una business card (biglietto da visita) non ce l’ha ancora (cosa vera), ma che la sua business card e’ il suo viso. Gli viene detto di continuare a inseguire i suoi sogni. Lui risponde che spesso i suoi sogni corrono dietro a lui perche’ faticano a stargli dietro. Ad un certo punto il proprietario cinese cambia discorso e dal business passa ad argomenti tipo politica e religione. L’emigrante risponde che non e’ una gran cosa, parlare di dio con dio. Tutti ridono eccetto l’ultimo dei cinesi nell’angolo. Probabilmente non ha capito la battuta. Problema suo.
Occhi a mandorla dice che il concessionario chiude alle 4 e mezza perche dopo quell’ora il business a New York rallenta. Balle. Dice che i suoi meccanici non portano la mascherina quando verninciano perche lo stato del NY non lo richiede. Balle. Di nuovo. La verita’ e’ che probabilmente in quell’edificio se fosse in Italia non sarebbero a norma nemmeno le prese della corrente e la tavoletta del cesso. Perche’ l’Italia ha molti pregi. Chi ci ha sempre vissuto non puo notarlo.
All’Emigrante il cinese piace. Assomiglia a lui, ma non per i motivi del cane randagio. In cio’ che fa, non v’e’ morale. Non vi e’ sentimento, non v’e’ emozione. Solo il raggiungimento dello scopo.

9.00 PM
L’Emigrante e’ di nuovo a petto nudo a fissare la finestra, ma in un altro albergo in un’altra citta’. Si sente un uomo diverso.
L’ha gia scritto in un altro post del blog mesi fa. Nella vita bisogna mettersi in gioco, il perche non serve che ve lo spieghi io. Si impara anche a conoscere meglio se stessi, ma vi ho appena detto che non serve ve lo spieghi io, e io non mi contraddico mai. Non vi preoccupate, l’umilta’ non l’ho persa. Per averla persa prima bisogna almeno averla avuta. Probabilmente io sono soltanto un pazzo con manie di persecuzione e sonnanbulismo, ma credo in cio’ che dico. Uscite dal guscio e rischiate, male che vada fate la fine del cane randagio...sotto terra a dormire con i vermi.
Chi ha capito e’ partito, il resto fa il tifo.

giovedì 8 luglio 2010

Uccidetemi e seppellitemi qui, parte III: New York City, piu Storie dalla East Coast, parte I: i ragazzi della regione southeast

Jul 9th, 2010
Newark, New Jersey
Dalla IV lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 252

Sono venti minuti che guardo il monitor come l'ultimo degli imbelli, per cercare di trovare parole per descrivere la città di New York. Ma temo non ci siano.
4 sole ore di viaggio ieri da Annapolis (Maryland), fino a qui, passando attraverso il New Jersey, e fermandosi a Clifton a salutare amici di famiglia nel loro fast food in cui facevo colazione nelle estati tra i 5 e i 7 anni.
Roba strana, tornarci a 20 anni, in macchina da solo e sapendo l'inglese. Roba strana davvero. Dal New Jersey fino all'entrata in città le 3 corsie dell'autostrada di Los Angeles diventano 6, la gelida acqua e brezza del Pacifico viene sostituita dai topi dell'Hudson (vabbe, peferivo il Pacifico), ma poi la scarsa manciata di grattacieli pericolanti ad ogni scossa di terremoto californiana viene sostituita con miglia e miglia per un totale di forse un centinaio di grattacieli, il nulla di LA centro viene sostituito dall'Empire, la fifth Avenue, Broadway, il Rockfeller Center e un sacco di altre cose (ci sarebbero state anche le torri, ma Osama ha detto che non era d'accordo). La monocultura e monocolore messicano di Los Angeles viene sostituita da un numero piu ampio di razze, il venditore di tortillas viene sostituito dal venditore di hot dog (finalmente) e cosi via. Ma soprattutto una colonia messicana in Usa viene sostituita dal mondo, ma rigorosamene sotto cultura americana. Verrò accusato di antilosangelismo, ma io lo chiamerei "analisi analogica dei fatti".
Per il resto, niente, l'unica cosa che si puo dire è che Manhattan è semplicemente un riassunto del mondo racchiuso in qualche decina di miglia. Questa è la mia definizione definitiva alla città di New York. Ieri in procinto di prendere il taxi acquatico per tornare in New Jersey, mi sono voltato e ho salutato la città con un inchino. Manifesta superiorità.
Ho l'albergo a Newark, città un pelo pericolosa. Viene chiamata con un nickname ma non ricordo quale, mi sembra "l'armeria". Come ha detto zio Joe "In Newark there is nothing to do except for troubles". Cioè a Newark non c'è nulla da fare almeno che tu non sia in cerca di guai. Bene cosi.
Purtroppo il mio tempo con l'ufficio regionale del southeast è finito. Personaggi fantastici.
A partire da zio Jeff, di origine libanese, enorme ex gocatore ncaa di football con Georgia Tech (naso storto di una decina di gradi causa 6 rotture). Quello di cui si parlava qualche intervento fa, con presunti suoceri da San Marino incontrati nella cena a casa sua. Italiano un po bizzarro però, dopo non aver capito un cazzo di ciò che dicevano mi sono sentito dire "Wow, il tuo inglese è molto meglio del nostro italiano". Ma meno male. Non mi ricordo se fosse stato lui o zio Joe (football per Richmond College), che mi ha raccontato di un mitico Doctor McClue, detto Doctor Mc, che operava tutti gl sportivi provenienti dal college. Nella sala d'aspetto, potevi scegliere tra due tipi diversi di filmati: quelli delle sue operazioni ("you guys once you take the skin off are alle the same"...cioe "una volta sotto i ferri, siete tutti uguali"), oppure dei filmini porno.
Poi zio Jerry, stravagante 60 enne canadese con la passione per il vino. Due settimane fa ci siamo presi un giorno libero e l'abbiamo passato in una spiaggia della Florida, come scrissi. Finito il bagno nell'oceano, tentando di asciugarci col sole mi ha raccontato come sia in procinto di sposarsi per la 6a volta, stavolta con una 30enne musicista ambulante di Rochester (30 anni di meno). Buona idea. Poi mi ha detto che fra un paio d'anni divorzierà ancora (tutto programmato insomma), andrà in pensione....e partirà per un viaggio in Europa, per visitare Italia, Francia e Spagna...e andare a vivere o in Romania o Polonia :O.
Perche ha sentito dire che ci sono belle ragazze, ha detto, ma non conosce molto l'europa quindi spera che siano anche bei posti. "Vai tranquillo", gli ho detto..soprattutto la Polonia. "Sole, mare e risotto bon", come si direbbe in Veneto.
E per finire zio Joe. Una settimana fa ero in Virginia da lui (foto dei tramonti su fb). Mi ha invitato a casa sua la domenica, per la festa d'indipendenza. Abita sul fiume Rappahannock. Naturalmente appuntamento alle 5, io parto dall'hotel all 4.58. Inserisco l'indirizzo nel GPS..inesistente. Bene, ma neanche tanto. Mi dirigo almeno nella direzione della via giusta, salvo scoprirla lunga parecchie miglia, con due file di case per parte. Bene, ma non benissimo. Dopo circa un ora, trovo una donna misteriosa in mezzo alla strada come un film horror (la nuora), che mi chiede se stessi per caso cercando Joe Sgroi. Volevo dirle che in realtà stavo guidando in tondo da un'ora in cerca di fumo, ma ho lasciato stare. Zio Joe mi stava aspettando sul fiume, pescando, con una birra in mano e la panza da quintale. Salutandomi con un "Hi Peter how doing today?" come se fossi non giusto, ma addirittura in anticipo. Serata in barca, a pescare granchi. E poi a mangiarli a casa, con tabasco, birra e anguria. Il bello è che io prima ho finito i granchi e poi sono passato alla frutta, mentre lui mangiava un boccone di pesce e uno di anguria. Aggiungendoci qualche sorso di birra. Bene, ma non benissimo.
Sempre vostro,

P.M

mercoledì 30 giugno 2010

Glossario quasi definitivo differenze Italia-Usa

Jun 30th, 2010
Huntsville, Alabama
Dalla VIII lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 242

80% dell'esperienza americana andata, e meta' del viaggio mortale gia' passato. gia guidato, stato e lavorato in 13 stati, me ne mancano circa una decina (forse). Che vi piaccia o no, io inizio a essere un po' stanchino. Non ho una casa da due mesi e rientrero' nella mia in Italia fra altri 2. Non mangio cibo sano da tempi austro-ungarici. 7 ore di sonno a notte. Se mi date un pugno in faccia, probabilmente non me ne accorgerei. Prima ho realizzato con disgusto che la mia cover dell'ipod e' in qualche albergo della Florida, il mio cellulare italiano in North Carolina mentre la scatola della mia internet card forse addirittura in Texas. In tutto questo, tra uno sbadiglio, e una relazione settimanale intitolata "fleet business", tento di elencarvi in pochissimo tempo a disposizione le principali differenze casa-Stati Uniti

Formalita':who?. Le mie cravatte sono tuttora inutilizzate. A volte certi nemmeno vestono la camicia, in ufficio. Ho visto gente mangiare fette di torte al cioccolato durante riunioni. Le email che ricevi magari da gente che non conosci cominciano con hi, cioe ciao. Ma soprattutto, una chicca.
Una volta ero a pranzo con un tizio general manager della seconda azienda americana costruttrice venditrice di veicoli tra 12 mila e 19 mila libbre. Un tizio da 250 mila dollari l'anno che travolta compare anche su riviste specializzate. In altre parole, il mio capo. Mi ha chiesto come si dice in italiano "fart", cioe scoreggia.

Strade: dalle 2 alle 4 corsie in citta', dalle 3 alle 6 in autostrada. In citta' si puo girare a destra se non arriva nessuno anche se il semaforo e' rosso. In Italia di sicuro se ne ucciderebbe uno ad ogni incrocio, quindi meglio lasciar perdere l'idea. Ovviamente i vigili urbani non esistono, come la precedenza a destra. Chi arriva per primo, passa. Limita di strada da osservare nella west coast, se non vuoi avere gli sbirri alle calcagna senza fare in tempo a dire "bau", per vederti scritto sulla fronte "I am a bad guy",e pagare una multa che equivale a 4 stipendi. Dal Texas in poi, l'autostrada diventa una Formula Nascar senza controllo.

Benzina: Costa la meta' che in italia, essendo ovviamente domestic, cioe non di esportazione. Da quando abito qui ho scoperto che il benzinaio e' qualcosa di italiano e basta. Benzina con carta di credito o vai dal tizio dentro, che e' protetto dal vetro anti proiettile, a chiedere che ti carichi la pompa.

Della serie "Poche idee ma ben confuse": I minori non possono bere una birra. Ma possono andare in guerra, che evidentemente e' meno pericolosa. Soprattutto, tutti possono avere una pistola nel cruscotto. Ma non bevete birra! It doesn't make sense, lo dicono loro stessi. Ovviamente non sognatevi di pisciare sul bordo della strada, e' un oscenita' e si rischia il processo. Su altre cose che qui non si possono fare ma in italia si ho rischiato un pochino di piu in Gennaio, ma su questo restera' sempre un velo d'ombra. Questa e' una delle poche parti negative degli Us. Come disse zio Jason: "Land of freedom my ass"

Polizia: spara, spara...
Ricordo quando abitavo ad Anaheim la polizia era da un anno circa sotto critica pubblica per aver iniziato una sparatoria in autostrada. Comunque, non ci scherzerei con nessuno di quei bei mandinghi. Ricordo quando ero in commissariato a West Los Angeles perche' mi avevano rubato il portafoglio...pensavo zio Hunter fosse il tizio piu muscoloso del mondo, prima di accorgermi che aveva vestito il giubbotto antiproiettili anche solo per interrogarmi.

Sport: baseball nettamente primo. football nettamente secondo. Poi basket e hockey. Golf quinto solido. Calcio, sesto, primo di tanti comprimari. Poi l'atletica, la nascar e forse....il lacrosse :S
Ho paura che il calcio stia scoppiando negli Usa. I colleghi continuano a farmi domande, a proposito della World Cup, soprattutto i piu giovani. Anche se guardando le partite a cena di solito mi dicono "Ma guarda che roba, hanno fatto tre passaggi di testa di fila senza far cadere la palla per terra". Ma pensa un po.
Fino a 20 anni fa era uno sport inesistente. Ora milioni di bimbi lo giocano e fanno ottavi di finale ai mondiali. Due ore fa in albergo mi sono imbattuto nei North Virginia College in ritiro. Fra un po sara' minimo al livello dell'hockey.
Pronostico personale: entro il 2030 vincono i mondiali di calcio.

Cibo: eh vabbe. La colazione spesso la salto. Il pranzo e' una sveltina, spesso un sandwich o un hamburger. La cena cerco di trovarla decente. Sinceramente parlarvi della cucina sarebbe troppo lungo ed e' tardi. Tra le chicche, il fatto che mi domandavo perche' un tipo di condimento dell'insalata fosse chiamato "italian dressing" nonostante non avesse nulla di italiano. Perche' c'e' l'olio d'oliva, che non esiste nella cucina americana. Un vero ristorante italiano trovato, e anche ottimo. A little italy a San Francisco. Per quanto riguarda gli altri ristoranti italiani, della bella merda. Degli spaghetti alla bolognese di plastica. In California quando avevo l'appartamento spesso e volentieri cucinavo per me stesso, esagerando. Stavo mettendo su chili nonostante il tennis e il jogging.
Attualmente per salvaguardare il mio fegato certe cene opto per una semplice insalata, anche se dopo 3 ore ho la pancia che tocca la schiena dalla fame.
Il trauma fu appena arrivato. Le prime due settimane furono costantemente sul cesso, ogni paio d'ore. Ve lo immaginate un coglione diciannovenne appena arrivato che ogni due ore si assenta un attimino, causa dissenteria?

Vogliamocibene: nessuno dice mai la vera opinione sui colleghi, se chiesto. Ma non solo, su chiunque. Almeno che non stia realmente simpatico. Altrimenti, se chiedi "ehi cosa ne pensi di tizio?", e tizio e' per definizione un rompicoglioni, ti sara' risposto "mah non lo conosco molto". Magari lavorano a dieci metri uno dall'altro.

How are you, e' la via: il saluto e la cortesia di chiedere come si sta, allargando un sorrisone di circostanza a 46 denti, e' la via giusta. Le prime volte non ero abituato e certe volte rispondevo "come cinque minuti fa". Ora sono completamente abituato, e io stesso lo domando circa 43 volte al giorno a tutti quelli che incontro

Altre chicche sparse: le sigarette sono vendibili in farmacia, i preservativi negli alberghi. Guai a non dare la mancia nei ristoranti, ma puoi semplicemente scriverla nella ricevuta della carta di credito. Ce ne sono altre ma in questo momento non mi vengono.

To be continued..

Sempre vostro, ma con le palle che toccano il mento,

P.M

domenica 20 giugno 2010

Uccidetemi e seppellitemi qui, parte II: Florida. Piu "Oggi ce l'ho con te, parte II: il socialismo californiano"

Jun 21st, 2010
Fort Lauderdale, Florida
Dalla VII lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 233

Ho trovato il posto giusto. Dopo aver guidato dalla west alla east coast (madonna cos'ho fatto), l'ho trovato. La Florida. Martedi nella mezza giornata libera (un po troppe ultimamente? beh mi lascio liberamente accusare di rossissimo assenteismo, la CGIL mi darebbe na medaglia) sono addirittura riuscito a godermi la seconda spiaggia atlantica: Miami, dopo Daytona Beach. Che dire, le foto le trovate sul solito album su facebook, quello che vi causa sindrome di Stendhal ogni volta che lo guardate. Un po come il sottoscritto quando si guarda allo specchio.
Le differenze principali con l'inferno di Los Angeles sono tre: primo, l'acqua dell'Atlantico e' magnificamente calda, sono anche riuscito a fare il bagno. Nel Pacifico se vuoi puoi, ma sarebbe come chiudersi nudo nel freezer.
La seconda, e' che gli odiati messicani sono sostituiti dai piu miti cubani. Al di la della politica, amo l'alma de cuba (a pelle). Sara' che i messicani incominciarono a starmi sulle balle gia' dopo un mese, quando uno di loro mi rubo' il detersivo in lavanderia, ma vabbe'. Rimane il fatto che (non e' un opinione mia ma condivisa da un sacco di gente), la sporicizia e la delinquenza rimangono una caratterisitica piu dei figli dei maya, che dei sudditi del porco Fidel. La terza ve la illustro in seguito.
Nella serata di mercoledi io e zio Jerry (un pazzo canadese che fra un po si sposera' per la quarta volta, con una musicista ambulante di New York), ci siamo concessi una cena a Miami, a Ocean Drive, in un ristorante italiano a due passi dalla casa in cui fu assassinato Versace. Poi zio Jerry quando alza il gomito e' sempre spettacolo puro e gratuito, ma questa e' un'altra storia.
Il giorno dopo invece a pranzo con dei concessionari cubani. Due che probabilmente hanno visto troppe volte Scarface e si credono Tony Montana, ma buona gente. Li il vino l'ho apprezzato anche io. E immediatamente, la mia gia' malata mente si popolo' di visioni mistiche e perverse. Ma sempre senza eccedere. Noi si e' business people.
A Palm Beach addirittura un coccodrillo ci attraverso' la strada. Bene cosi.
Questa settimana purtroppo (ma anche la prossima, prima di essere diretto in Virginia e poi Boston, Phila, NY, Detroit, Chicago, Seattle), la passero' in quella negraia di Atlanta. Non e' che sono razzista io. E' che il mio umorismo a volte lo e'.
Beh sono a meta' del viaggio. Che a 20 anni ho guidato attraverso tutti gli usa da west a east coast e poi su fino a Chicago probabilmente me ne rendo conto qundo saro' vecchio, ma comunque, a grande richiesta (perche bisogna sempre accontentare i bisogni dei clienti, viziarli, a volte sorprenderli, ma tenerli fedeli e attaccati, prima regola che mi e' stata insegnata, questo e' un rapido reso conto degli stati visitati finora:

California: beh, come sapete ho abitato 6 mesi in periferia di LA. Centro citta' non turistico, brutta copia di Citta del Messico. Parte nord piu benestante (Beverly, bel posto ma nulla di invidiare a molti altri). Costa favolosa tutta. Amo Santa Monica, e poi giu fino a OC dove abitavo. Ecco, come ho gia detto, unici due problemi sono l oceano troppo freddo. E il socialismo galoppante. Si, perche nonostante Schwarzy sia repubblicano, la California ha questo brutto vizio di aiutare tutti. I piu deboli. Soldi a chi non ha un lavoro e non fa nulla, ai delinquenti, e a chi ha piu di un tot di figli. Ogni figlio dal terzo in poi sono mille dollari. Cosi intere famiglie messicane vivono di rendita pur non facendo niente. In Florida, dove cio non succede, i messicani sono pochissimi. I delinquenti nullafacenti non ce li vogliono, la. Quindi California in bancarotta, a forza di aiutare le mele marce. Risultato: autostrada che entra a LA 3 corsie, interstatale a Fort Myers (cittadina piccola), Florida: 6.
San Francisco e' un pezzo di Scandinavia in California. C'era piu freddo la in Aprile che ad Angeles in dicembre. Oltre alle infrastrutture simili al N Europa. Io ero a Little Italy, che equivale a essere a Roma: solo bar italiani, con camerieri che si rivolgono direttamente in italiano probabilmente senza sapere l inglese.

Arizona: deserto. Sono stato a Phoenix. Un milione di abitanti, ma fuori dal centro citta' ci sono i cactus. Piena anima western, si iniziano ad assaporare gran bistecche. 40 gradi di giorno, 35 la notte. Mi ha comunque lasciato una buona impressione.

New Messico: soltanto guidato attraverso. Il nulla in tutto, ancora deserto. Citta piu grossa Albuquerque, forse grossa come Genova. Curiosita': problema maggiore del New Mexico sono i nativi che guidano ubriachi e causano incidenti (!). E non e' uno scherzo.

Texas: sono stato a Dallas (verdissima a forza di acquazzoni, erba e alberi ovunque), ma e' un caso isolato. Per il resto il Texas e' una gran distesa di terra con una densita di popolazione direttamente proporzionale al QI di Nate Robinson alle 2 del mattino. Houston citta' piu umida mai vista. Alle 9 del mattino si sudava. Ma avevo l'albergo in un posto chiamato Sugar Land, una stupenda isola pedonale poco distante dai grattacieli. San Antonio la brutta copia di Venezia. Gran bistecche e belle ragazze in Texas, gran spirito nazionale. Per il resto, l'immenso orizzonte.

Oklahoma: stato solo due giorni. Distrutta dai continui tornado, alberi sradicati ovunque, abbastanza povera e campagnola. Oklahoma City bruttarella proprio.

Lousiana: 4 giorni in centro a New Orleans. Citta' col piu alto tasso di delinquenza. 80% neri di etnia creola. Bella pero', ho passato il mio tempo libero nel quartiere francese, con le stradine larghe 2 metri pieni di ristorantini 2 metri per due, provandoli tutti a rischio indigestione. Nonostante il piscio regolarmente sui marciapiedi. E i trans che ci provano ogni 4 metri. Il centro di New Orleans e' invece proprio come nei film americani. Neri, pistole e gang. Solo che a volte nei film c'e' anche la pubblicita'

Alabama: una volta ho scritto ad uno in chat che fa cagare, e mi e'stato detto che in usa niente puo essere brutto. Siccome non e' solo una mia impressione, ma quella di circa 300 milioni di americani, significa che fa cagare. Foreste, citta' piccolissime e campagnole, pioggie e poverta' (piu povero degli usa insieme al Missouri). "Quando sembra una merda e' quasi sempre una merda" (cit.)

South Carolina: guidato attraverso per circa 2 ore, neanche fermato. Non saprei. In generale pero come N.Carolina.

North Carolina: vedi Oklahoma, ma Charlotte un po meglio di Oklahoma city, e piu benestante. Il divertente accento del sud inizia a mischiarsi con quello del nord.

Georgia: chiaro miglioramento dall'Alabama. Devo ancora vedere Atlanta centro (prossimo weekend), ma piena di boscaglie non selvaggie come invece in Al e Ok. Verde, un pelo piu presentabile in termine di infrastrutture. Zone residenziali da copiare, case puro stile americano (che in california non esiste), proprio come nei film. Come la casa di zio Jeff in cui sono stato a cena (vedi intervento precedente). Insomma piu ordinata e ricca, nonostante la negraia.

Florida: gia detto

To be continued...

Sempre vostro,

P.M

venerdì 11 giugno 2010

"Ditemi che sedere devo prendere a calci"(cit.), più manuale non illustrato "Gli spaghetti boys negli Usa, da Al Capone a Pietro Mirandola"

Jun, 12th, 2010
Valdosta, Georgia
Dalla VI lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 224

Il fascino di viaggiare con Pietro Mirandola. Ieri alle 5 e mezzo del mattino mi sono svegliato ad Atlanta, Georgia. Alle 9 ero a Charlotte, North Carolina, a preparare un barbecue insieme ad altri dieci colleghi circa, il cosidetto e temuto "Southeast team" (un gruppo di celebrolesi alcolizzati, ma tutti grandi personaggi). Ieri ho dormito per conto mio a Valdosta, Georgia. E fra un po arrivero' ad Orlando, Florida (per poi arrivare anche a Miami, ma lavorando..non so se me la gusterò). Diciamo che negli ultimi 2 giorni si e' lavorato gran poco. Barbecue, non so col permesso di chi. Si vede che la miglior suddivisione regionale per numero di vendite puo permettersi ogni tanto i suoi 2 giorni di anarchia. Leitmotiv del giorno: "Ditemi che sedere devo prendere a calci", frase che sarebbe stata pronunciata da zio Barack riguardo il problema del petrolio nel golfo del Messico. Ah, guardatelo bene zio Barack, perche fortunatamente al prossimo giro non sarà piu in corsa. Votato da afro americani e qualche bianco ora nascosto tra la folla fischiettante, ha risvegliato il sentimento nazional-capitalista quando il popolo bianco e medio borghese (quello che comanda negli usa) si è reso conto che esagerava nelle tendenze sinistroidi nel voler penalizzare il privato in favore della massa. Passando sopra a cio che dicono in Texas, dove il 95% della popolazione è bianca e/o republicana (spesso vanno assieme). Ricordate il personaggio cowboy-mode apparso nel penultimo intervento? Bene, a quello salutandolo gli diedi la mano partendo dall'alto ma fui ripreso, in quanto è da "negri", mentre i veri americani la danno all'europea. Ma del razzismo ancora latente negli Usa la direzione ha scelto di parlarne solo su richiesta e a pagamento.
Beh, il 75% della mia esperienza americana e' gia andato. Robe strane gia viste, tante, soprattutto quelle non scrivibili sul blog. Una delle prime scene interessanti viste dopo l'arrivo, fu un negro rincorrere un altro negro in un parcheggio sotterraneo con un coltello in mano solo perche aprendo la portiera gli aveva graffiato la mustang. Ho visto me stesso camminare perso e ubriaco ad hollywood sotto il temporale alle 4 della notte in cerca di un motel in cui passare la notte. Ho visto un membro del direttivo giapponese iniziare un discorso durante il meeting nazionale con "Im drunk", cioe "sono ubriaco fradicio". Tra l'imbarazzo generale e il sottoscritto paonazzo che tentava di trattenersi. Allo stesso meeting, nella sala post cena al trentesimo piano vidi l'uomo farsi bestia. Ho visto riunioni portate a termine lo stesso nonostante l'allarme anti incendio. Ho sentito un vicino di scrivania parlare al telefono probabilmente con l'amante, e tra il corri corri generale per un'altra prova antincendio sussurrare "lo senti il rumore? probabilmente c'e' del fuoco nell'edificio, ma non mi interessa, vai avanti". Ho anche visto Pietro Mirandola vagare 2 giorni per le strade senza portafoglio, documenti e passaporto perche gli erano stati rubati. Un volto senza nome per 48 ore.
Ora passiamo alla rubrica: "Come sono visti gli italiani negli Usa, gli spaghetti boys da Al Capone a Pietro Mirandola". Alcuni americani si reputano italiani, magari perche il fratello dello zio del nonno veniva dall Italia. Spesso dalla Sicilia, o da Napoli. Come ho gia scritto una volta, probabilmente erano gl stessi 2-3 che hanno socializzato molto e bene. 1 settimana fa sono stato a casa da zio Jeffrey ad Atlanta per cena, con una presunta moglie e suocero da san Marino. Peccato parlassero italiano come io parlo il turco. "Il tuo inglese è molto meglio del nostro italiano", hanno detto. Grazie al cazzo.
Noi italiani però, restiamo quelli che giocano solo al soccer e "siamo tutti magri perche mangiamo sano". Giuliano Ferrara però ha detto che non è d'accordo.
Poi devo ancora capire perche secondo gli americani la mafia italiana è morta da un pezzo (cioe penso credano che dopo Il Padrino la mafia si sia ritirata, anche se devo ancora capire perche) e se noi guidiamo a sinistra come fossimo inglesi. Questo mi è stato chiesto una ventina di volte. Ma soprattutto, una chicca: Le nostre donne sono tutte pelose. Anche nelle parti intime. Probabilmente un luogo comune derivante dagli anni passati. Insomma, le donne italiane sono pelose come nei porno anni 70, per gli americani. Io qua non ho mai tentato di dimostrare il contrario. Ho sempre annuito, e aggiuto anche che puzzano, hanno la gobba, l'alito che sa di Camel Light e lavorano la terra. Qualcuno ci ha anche creduto. Poi un'altra cosa che non avevo capito fino a poco fa era perche il condimento olio e aceto per l'insalata era chiamato "italian dressing". Poi quando anziche mangiarmela a casa ho iniziato a viaggiare, ho capito che infatti gli americani l'olio sull insalata non ce lo mettono, ma solo l'ottimo ranch dressing. Poi vabbè, piu volte mi è stato chiesto come è organizzato il college sport in italia, se Firenze è nello stato della Toscana e se a casa guidavo una Fiat o una Ferrari (come se avessimo Stalin che proibisce le marche straniere). Poi i soliti apprezzamenti di chi l'ha visitata, a parte uno che che ha detto che Roma e Firenze sono state fantastiche ma Bari non gli è piaciuta. E quando gli ho chiesto che minchia ci fosse andato a fare a bari la risposta è stata "Mi ci ha portato la crociera". Della serie "Andiamo sulla luna, provochiamo una guerra all'anno e inventiamo il rock n roll, ma per il resto, andiamo dove ci porta il vento".
Sempre vostro,

P.M

lunedì 31 maggio 2010

Pietro Mirandola, 7 mesi dopo. Fermi tutti arriva lo zingaro.

May 31st, 2010
New Orleans, Louisiana
Dalla V lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 212

"In America qualcuno può nascere Coon ass (culo maculato, slang per indicare persona nera), povero, senza un genitore e ultimo di 7 figli, e puo diventare il presidente degli Usa. Ma se uno nasce Red neck (bianco del sud, tipicamente dal Texas o Arizona), resterà Red neck tutta la vita. Allevando i tori, cavalcando i cavalli e col cappello da cowboy in testa. Ma si crederà sempre migliore del nero che è diventato presidente"

Questa è la rivalità spiegatami da zio James, tra il Texas (bianco e ricco), e la Louisiana (nera e povera).
Passando il confine a dir la verità non ce se ne accorge piu di tanto. Il nulla continua. L'istigazione al suicidio sotto forma di infinite praterie, trova fine soltanto ad un ora di macchina da New Orleans, dove ci si addentra per qualche miglio nella giungla piu selvaggia. New Orleans è carina, sebbene sia una delle città piu pericolose degli Usa. Infatti alle 9 della sera c'è una specie di regola non scritta, una specie di coprifuoco obbligatorio, e chi non lo rispetta torna a casa senza portafoglio, o senza testa, o di sesso diverso.
Come ho scritto ieri in chat, New Orleans è piena di brutti ceffi di colore come le citta americane nei film, solo che a volte nei film c'è anche la pubblicità.
Fortunatamente anche stavolta non ho badato a spese, stanza al 24esimo piano del Marriott nel quartiere meno pericoloso, a due passi da quartiere francese, quello con le vie strette stile europeo, in cui sto degustando i sapori della cucina cajun nelle mie incestuose e viziose serate solitarie, in attesa dell'arrivo domani di zio Jeff, con cui viaggierò questa settimana attraverso Alabama e poi Atlanta, Georgia (ufficio regionale). Venerdi durante lo spostamento mi sono fermato a dormire a Lafayette, Louisiana, e il giorno dopo mi sono fermato per il pranzo ad un ora da New Orleans. Non chiedetemi in che città, perche non ne ho idea. Un posto dall'aspetto un po' selvatico, sul decadente andante. La specialità era "alligatore fritto, su richiesta, vera cucina della Louisiana". Ho optato per il buffet, gestito da un signore di colore che sono convinto moriva dalla voglia di chiedermi se avevo del fumo. Qualità: bassa, tra il livello sagra e quello mensa scolastica delle elementari.
Ah, naturalmente a Houston ho fatto altre 2 italianate.
Al Marriott mi sono alzato dalla colazione dell'hotel dimenticandomi di pagare (a dir la verità mi sono ricordato in ascensore, ma a quel punto, ciapa su e porta a ca). Il giorno dopo, mi sono seduto e dopo 10 secondi mi è arrivato il conto, ancora prima di addentare il bacon xD.
A Houston sono anche passato in autostrada senza pagare (nella corsia telepass non ce la sbarra, mistero). Stavolta per puro errore e incomprensione delle corsie. Di solito mandano la multa a casa. Peccato che io non abbia nessuna casa. E lo zio Jim ha detto che non c'è problema. In teoria prima che si sveglino e si mettano a corrermi dietro dovrei essere gia in italia, sto autunno (altrimenti, se non vedrete piu aggiornamenti nel blog, sappiate che sono davanti alla corte per il processo lampo).
Capitolo "miracoli della settimana, made in Mirandola"
-Il mio conto in banca è aumentato :S, nonostante il mio minimo salariale e le mie spese di circa 3000 dollari al mese (hotels, benzina, cibo). Pensavo di essere il nuovo Re Mida. Avevo anche gia iniziato a provare di nascosto a trasformare l'acqua in vino.
Prima di accorgermi di usare la carta di credito italiana il 90% delle volte.
-Non ho ancora perso niente.
Nonostante viaggi in macchina attraverso gli Usa letteralmente cambiando città e albergo ogni 5 giorni, tirandomi dietro 2 valigie (era 1, ho dovuto comprarmene un'altra perche stava scoppiando), uno zaino (pc personale, ipod, iphone, farmaci), borsa lavorativa (altro pc, carica batterie, timecards)...e poi, le vere zingarate: borsa della biancheria sporca sempre in macchina (che ora sa da ascella, ma fa niente), e un fantastico sacchetto ambulante che mi porto in giro per gli alberghi con dentro shampoo, bagnischiuma e detersivo avanzato dalla California. Bagnoschiuma che dura da 3 mesi, deve esserci qualche ingrediente segreto.
Poraccio zio Jeff, quando entrerà in macchina domani, sentirà puzza da cane morto, si girerà dietro e vedrà un sacchetto con dentro biancheria stantia di due settimane. E ho fatto il bucato a Dallas "solo" dieci giorni fa.
Mi serve anche il barbiere...capelli lunghi, barba non rasata da una settimana (temo il mio rasoio sia a qualche parte in Texas), e abbronzatura mi fanno sembrare un incrocio tra Sandokan e la brutta copia di Raoul Bova. Le due gite da qua a fine agosto dal barbiere le ho programmate una ad Atlanta e una a Philadelphia in Luglio. Ah, in macchina nel baule ho anche la borsa da tennis (durante il mega viaggio non avrò tempo per giocare, ma spedirla in italia sarebbe troppo costoso), che mi porterò dietro fino a fine agosto in giro per gli Usa, e da qualche parte tra i sedili dietro e il baule dovrebbe anche esserci un pallone da basket.
Bene cosi.
Nella speranza di restare in questo mondo,
Sempre vostro,

P.M

venerdì 21 maggio 2010

Uccidetemi e seppellitemi qui, parte I: Texas

May 21st, 2010
Houston, Texas
Dalla IV lettera dell' "Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 202

Lamentela del giorno: il cilma.
105 farheneit quando sono arrivato in Texas (quasi 40 centigradi), grado di umidità un milione, roba da sudare anche con l'aria condizionata. La settimana scorsa tornado a qualche ora da Dallas, dove ero. 4 morti. Si perche i tornado sono la caratteristica nazionale (perche il Texas si dichiara una nazione a se, un po come la Padania in Italia, solo che non ho ancora trovato il Bossi della situa). Diciamo che vengono aspettati un po come la befana, solo che in primavera ne arriva circa...1 alla settimana. Ovviamente che ci caschino i morti è un po piu raro. Ebbene, credete che durante l'arrivo dei pirotecnici tornados l'aria si rinfreschi? macche. Qualche giorno fa mi sono imbattuto nella tempesta primaverile alle 9 di sera e c'era caldo piu o meno come nella bassa veronese a Giugno.
Da Dallas sono stato 2 giorni a Oklahoma City, per poi tornare in TX a Houston dove da lunedi mi aspetta la settimana con zio James, detto JJ.
Un altra caratteristica texana non messa in preventivo, è che si puo definire Dallas "città dell'erba", ma non perche si vendono le canne a go-go, per quella ci pensa Los Angeles, ma perche dopo aver guidato per ore nel deserto nella parte West del Texas, arrivi a Dallas e tutto magicamente diventa...verde. Niente piu deserto ma distese di erba, piante, alberi. Ovunque. Ai lati delle strade, tra i grattacieli, ai bordi dell'autostrada. Stessa cosa ad Oklahoma City, solo che al posto dei cowboys la città è popolata da un mucchio di sudisti con un accento dall'indole strana. Dove comunque si è registrata una scena delle mie, in hotel.
Notte fonda. Come da previsione, dormo munito di sole mutande. Mi sveglio assetato e mi azzardo ad andare fuori dalla camera a prendere dell'acqua, nelle vendors machine, le nostre "macchinette" (eh purtroppo qui è cosi). Ovviamente munito di sole mutande, nemmeno ciabatte. Mi accorgo però con enorme disgusto al mio ritorno di essermi chiuso fuori. Con grande charme e passo felpato, mi sono quindi recato alla reception come se fosse una cosa normale. Povero cristo, il tizio che si è visto arrivare un imbecille in mutande e a petto nudo alle 3 di notte con una bottiglietta di acqua in mano a chiedere una scheda di riserva per entrare.
Un po come il tizio dell'albergo di Hollywood che in Gennaio si vide arrivare ancora lo stesso italiano, piu o meno alla stessa ora notturna, brillo, vestito a festa e bagnato fradicio (vedere intervento di Febbraio). Bene cosi.
Ah, la vera pacchia, è la citta confinante con Dallas: Fort Worth. Che è rimasta una specie di attrazione turistica, con tanto di saloon vecchio stile eccetera. Una settimana fa circa sono uscito la sera a cena con zio Frank, il mio collega di quella settimana, sua figlia, e quella specie di cane da combattimento del suo ragazzo, un cowboy di 17 anni con tanto di cappello Western, stivali, camicia a quadri senza maniche, quoziente intellettivo pari a quello di Delonte West al terzo bicchiere di tequila, e pickup Chevrolet. Sono stato a vedere un rodeo, dove tutti i texani (tutti con cappello stivali ecc), tifavano per il toro, perche piantasse le corna nel petto del cowboy. Ma siccome io non tifo mai Caino (eccetto si chiami Lance Armstrong, o Silvio Berlusconi, o Joakim Noa), sono andato controcorrente e mentre la folla inneggiava al toro io inneggiavo al Cowboy, e nella confusione generale anche al Duce.
Il mezzo cowboy del fidanzato mi ha approcciato inanzitutto assicurandosi che non fossi messicano (i texani veri non bevono tequila perche è straniera ha detto, e allora che venga nei locali di hollywood, ce quasi solo quella!), poi ha tentato di criticare Obama dandogli del islam-comunista, che secondo lui sarebbe una nuova specie da sconfiggere, poi quando si è resoconto che stava farfugliando senza senso si è finiti gioiosamente a parlare di Jack Daniels, birra e whiskey americani.
Ahhh che anno strano. Esattamente un anno fa vivevo tranquillo e beato a casa, l'unica preoccupazione erano gli esami di maturità (ma neanche tanto), e cio che facevo durante il giorno era studiare (ma senza sudare), giocare a tennis e andare ad aperitivi. Un anno dopo, mi ritrovo nel Sud degli Usa dopo aver vissuto 6 mesi in California, in qualcosa che un anno fa non era nemmeno programmato, in un tour che mi porterà fino su a Chicago dopo aver guidato attraverso 25 stati, senza una casa, conoscendo e lavorando ogni settimana con persone diverse, mai viste e che non rivedrò mai piu. Non parlo italiano dal vivo da non so quanto. Non esistono piu liceo, famiglia, mura amiche...aperitivi...
Stamattina stavo pensando a tutto questo in una stazione di benzina della periferia di Houston persa in mezzo al nulla, quando sono scoppiato a ridere sonoramente. Il tizio a 5 metri da me, ha iniziato a ridere anche lui, salvo poi rendersi conto che rideva senza motivo, risalire in macchina e ripartire.
Bene, ma non benissimo.
Vi giuro che a Chicago ci arrivo, a tutti i costi.
Sempre vostro,

P.M

lunedì 10 maggio 2010

New Mexico. La via del vuoto,

May 10th, 2010
Las Cruces, New Mexico
Dalla III lettera dell'"Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 191

Pre Scriptum: Avete presente la trentina di interventi precedenti, scritti con quella sottile ironia che vi è tanto piaciuta? Bene, si da il caso io abbia cominciato i 4 mesi di fila senza dimora fissa, guidando per circa 10000 miglia in 4 mesi. Vi comunico quindi, che non ci trovo proprio piu niente da ridere.

L’angoscia è la disposizione fondamentale che ci mette di fronte al nulla. (Martin Heidegger)

I due volti di uno stato.
Ma partiamo dall’inizio. Come si è letto in precedenza, prima tappa del mio viaggio lavorativo attraverso gli Usa: Los Angeles-Dallas. 4 giorni di viaggio. Nel deserto americano. Un inferno.
La temperatura, a parte gli scherzi, è piu o meno la stessa. Dell’inferno, si intende. Primo stop per la notte ieri a Phoenix..6 ore nemmeno pesanti, la parte di deserto dell Arizona non è nemmeno male, piena di cactus e quasi piacevole. Temperatura da girone dantesco…Un caldo che ti fa bruciare l’interno delle narici quando respiri…100 fahrenheit circa di giorno, quasi altrettanti di notte (circa 35 centigradi, cose mai viste per uno che viene dalla bassa veronese, di notte poi…voi immaginatevi di andare a cenare alle 9 della sera, al buio..e sudare). Oggi sono ripartito, direzione New Mexico (il quale è a metà strada tra LA e Dallas), dove ho passato la notte. E varcato il confine, di punto in bianco il paesaggio cambia. Niente piu cactus, il deserto in New Messico si trasforma come in un film horror, in un ecatombe di sassi ed erbacce. E da li “buio, tenebre e disperazione” (cit.). 6 ore di fila a guidare in mezzo al nulla, parlando solo col benzinaio. L’Angoscia. Ecco cosa trasuda il deserto. Ma anche quello dell’Arizona. E anche quello del Texas, in cui mi ritroverò nei prossimi due giorni per 12 ore di guida complessive che mi porteranno a destinazione. L’angoscia puramente trasmessa da cio che ti sta intorno. Non da te stesso. Piuttosto difficile da spiegare.
Ad aumentarla, le pattuglie della Highway Patrol nascosti dietro massi o cespugli, pronti a misurare la tua velocità e correrti dietro (non crediate, 10 miglia orarie oltre il limite, sempre, come in Italia). In Arizona le loro macchine sono bianche candide. In New Mexico diventano nere. NERE. Come corvi appostati sul ciglio della strada. E ogni tanto una sbirciatina anche dietro, per essere sicuro che non ti stiano gia inseguendo con quel loro sorriso sornione. E la goccia di sudore cala giu lungo la schiena.
L’interstatale 10, che collega Los Angeles con il Texas, ma probabile finisca anche oltre, probabilmente me la sognerò la notte quando sarò tornato in Italia. Lei, i suoi cactus, il suo caldo, e l’highway patrol.
Dovrebbero chiuderla. Chiuderla al traffico mettendo un cartello “chiuso per istigazione al suicidio”.
Ad ogni modo, arrivato a Las Cruces dove ho passato la notte mi sono quasi ricreduto. Piuttosto carina, l’erbaccia finisce e trova posto il deserto puro (fra un po trovate le foto su facebook). Cittadina stile messicano (si chiama New Mexico mica per il cazzo, direte voi). Ah, è uno stato costantemente su un altipiano di qualche migliaia di piedi di altitudine. Me ne sono accorto un po in ritardo, quando allenandomi mi sono sentito scoppiare i polmoni dopo un miglio. Cosi come mi sono accorto in ritardo di aver passato un fuso orario. Ho indovinato però l albergo giusto, a soli 99 dollari a notte ma meglio di qualunque altro, stile latino di qualche secolo fa, sembra venuto fuori da una soap opera…e con un ottimo ristorante dentro in cui ieri sera mi sono cibato di insalata al blu cheese e pasta al pollo e salsa. Bene, fra 30 ore circa arrivo a destinazione, dove zio Eddie e zio Chuck mi attendono per due settimane intense, e poi Houston ecc.
Se avrete l occasione di leggermi ancora, significa che sono ancora vivo.
Sempre vostro,

P.M

martedì 4 maggio 2010

An open letter to the State of California

May 4th, 2010
Anaheim, California
Giorno nr. 185

Cara Cali,
Quando quasi 200 giorni fa atterrai, unto dal Signore, dopo mesi post-maturita’ caratterizzati da crisi mistiche alternate a deliri di onnipotenza, pensavo di sapere tutto. Di essere indistruttibile. Di essere gia pronto a tutto (e un po forse gia’ lo ero, altrimenti sarei gia scappato a gambe levate qualche mese fa). Invece non sapevo proprio un cazzo. Probabilmente anche fra qualche anno diro’ che a 20 anni non sapevo una fava, ma per ora mi accontento. Ora, se le crisi mistiche sono sempre lampanti, soprattutto durante i bagni di sudore notturni, i deliri di onnipotenza diciamo che non esistono piu, definitivamente sconfitti. Anche se ogni tanto ancora mi lamento perche mi fanno male le stigmate (merda, ci sono cascato ancora).
Dopo i viaggetti di San Francisco e Phoenix, queste ultime due settimane sono stato qui da te, piu che altro per sbrogliare le questioni burocratiche e consegnare il riassunto scrauso della mia seconda fase, prima di partire definitivamente sabato (direzione Dallas, stop per la notte in Arizona, New Mexico e Texas). Poi Houston, New Orleans, Georgia, Virginia, Florida, Boston, Phila, NY, Michigan, Chicago, Seattle, e poi tornero’ qui da te per l’ultima settimana, se mai vedro’ quel giorno.
Beh, cara Cali, quando scesi da quell’aereo dell’Air France in Ottobre, pensavo che tu fossi tutta come i telefilm. Gia’. Vacci tu ora pero’ a dire ai miei compatrioti che OC esclusa le spiaggie e’ la copia tarocca di Mexico City unita a quella della periferia di Bangkok. Aggiungendo sole, palme, hamburgers e qualche Americano qua e la. Pero’ non mi posso lamentare cara Cali. Grazie a te ai primi di maggio sono gia abbronzato come ero in Italia a luglio, grazie a te ho visto posti straordinari come Santa Monica (che guida la classifica), tutta la costa, San Diego (seppur abbia visto poco, dato che lavoravo), la borghesissima Beverly Hills, la lurida Hollywood con le sue stelle e suoi barboni. Ecco, diciamo che San Francisco, il suo vento, le sue colline che ti impediscono il jogging, non mi causera’ polluzioni notturne. Nemmeno Los Angeles downtown. Ma qui e’ meglio che non dica nulla, dato che questo blog e’ piu spiato e controllato del telefono di moggi. Quindi diro’ che Los Angeles centro profuma, e’ popolato di gente brava, e consiglio a chi volesse andarci…..di andare ad Acapulco, che probabilmente costa anche meno, ed e’ direttamente sull’oceano, senza farsi un ora di coda nel traffico.
Io la chiamo “la legge del fruttivendolo”. Quello che ti mostra le mele migliori belle e lucide, ma poi ti mette nel sacchetto quelle marce. Ma non importa Cali, finche non mi fai cascare una palma addosso mentre sono lanciato in autostrada, mandandomi in crociera con Caronte, continuero’ a preferirti alla bassa Veronese.
Cara Cali, vedere il sole che splende fuori e la secca e godibile aria californiana dalla finestra mentre si e’ seduti in ufficio, e’ una gran goduria. Ma un giorno te la faro’ pagare cara Cali. A dir la verita’, bisognerebbe dire che fino ad ora ci siamo fatti i dispetti a vicenda. Talvolta all’inizio ti ho criticata, e tu per farmela pagare mi hai dato prima un piccolo avviso (il detersivo sparito in lavanderia), e poi il passaporto e il portafoglio rubato. Lo so, sei stata tu, e da li le critiche ho imparato a tenerle per me. Anzi, nemmeno, perche certe cose non bisogna confessarle nemmeno a se stessi, per non lasciare tracce.
Ma anche io ho fatto il monello talvolta sai. Anche se probabilmente sei gia al corrente, che qualche volta sono entrato nei locali over 21 con documenti falsi. Gia cara Cali, notte brave, anche se quelle italiane sono molto piu sane.
Cara Cali, i miei 6 mesi al 2215 di West Broadway Avenue, dove il vento evita di soffiare e ogni sguardo sbagliato fomenta l’ira, stanno per finire. Ora vedro piu Stati Uniti d’America della maggior parte degli americani. Ma a quell’indirizzo mia cara, nascosto tra 4 mura anti-terremoto (o almeno, mi e’ sempre piaciuto immaginare lo fossero, altrimenti erano cazzi), ho imparato molte piu cose tu creda (mmm, non suona molto corretto, manca qualche congiunzione…temo di iniziare a tradurre talvolta dall’inglese all’italiano :S). Cara Cali, vedere le montagne di biancheria, non mi provoca piu il sudore gelato alla schiena. E tra le altre quattro mura (che forse sono un po di piu, e senz’altro anti terremoto), in cui ho lavorato dalle 8 alle 5, ho imparato qualcos’altro, ma questo magari te lo dico nell’orecchio piu tardi, per continuare a mantenere il riserbo.
Bene cara Cali, per ora non c’e’ altro…se per caso ad Agosto tornassi tutto intero, magari ci siederemo ad un tavolo, e mi spiegherai perche sei lo stato Americano con le tasse piu alte (che ho sempre pagato, seppur con calma e senza fretta), perche un under 21 non puo affittare una macchina e deve comprarla chiedendo soldi alla famiglia oltreoceano, perche negli hamburgers ci metti l’avocado rovinando il gusto succoso, perche non si puo bere una birra in pubblico, e perche si puo girare a destra quando il semaforo e’ rosso (ma quello mi va anche bene). Gia che ci sei, mi spiegherai anche perche’ la rosa si chiama rosa nonostante non sia rosa, dato che me lo chiedo da anni.

Con affetto e immutata stima (ma anche no),

Un tuo (ormai ex) cittadino.

venerdì 23 aprile 2010

La calda aria dell'Arizona mi fa venire voglia di un po di sano e buono terrorismo politico

Apr 23rd, 2010
Tempe, Arizona
Dalla II lettera dell “Emigrante a tutte le longitudini”
Giorno nr. 174

Saro’ breve (forse), dato che sono sulla strada (nel vero senso della parola) del ritorno. Sotto trovate il programma lavorativo, da qua al 28 Agosto, da cui probabilmente non usciro’ vivo. Come potete notare, dal 24 maggio al 2 agosto dove precisamente saro’ non si sa. Probabilmente lo sapro’ al momento di inserire la chiave e accendere il motore della macchina. Bene, ma non benissimo. Se mi vedrete connesso, o sara’ da qualche camera di qualche albergo preferibilmente senza acqua gialla del cesso ancor prima di entrare (vedi post precedente), o da qualche fast food, grazie alle connessioni wirelees. Probabilmente mi connettero' anche finche' saro’ in coda sulle autostrade, dato che in Usa la connessione wireless vi arriva a scovare anche se avete il culo che rasenta (rasenta!, siete su un blog colto, o no?) il fondo del Gran Canyon. Probabilmente vi rispondero’ dall’autostrada ma anche quando non saro’ in coda. Per poter riscrivere il manuale “100 modi per morire, preferibilmente con dolore.”

April 12 S Francisco (Pavlakovich) done
April 19 Arizona (Dale) done
April 26 Tabel (Photo Shoot)
May 3 Anaheim CA
May 10 Las Vegas (Pavlakovich)-to be confirmed
May 17 Dallas (Hjerpe)
May 24 Houston (JJ)
June 1 New Orleans, Louisiana (Maloof)
June 7 Atlanta (Office)
June 14 Florida-Orlando? (Savage)
June 21 Virginia? (Sgroi)
June 28 Atlanta? North/South Carolina? (Fischer)
July 6 Atlanta (Fleet)
July 12 New Jersey? Philadelphia? (Holmes)
July 19 Boston? (McMillan)
July 26 Syracuse-NY (Sperduti)
August 2 Ohio? Michigan? (Bary)
August 9 Chicago (Brochkhaus), flight to
August 16 Seattle (Sanborn), flight to
August 23 California, flight to
August 27/28 Italy

Beh, il mio giudizio sull’Arizona, e’ che mi e’ piaciuta forse piu della California (a cui sara’ dedicata un amplia analisi nel prossimo post). Sara’ che l’80% delle persone qui ha la pelle bruciata dal sole (di giorno c'erano gia 100 fahrheneit, di notte c'era la temperatura che c'e' in Luglio a Verona di giorno). E tutto cio, unito ai fantastici cactus nell'autostrada tra California e Arizona, profuma molto di selvaggio. O forse e' quell’atmosfera di autorita’ che aleggia. Sbirri a cavallo ovunque, controlli ad ogni confine con altri stati, ma soprattutto, una chicca: mi hanno detto che il sindaco di Phoenix (o forse il governatore dell Arizona, non ricordo), ha avuto la bella idea di far vestire i carcerati (sottolineo, carcerati) di rosa. Idolo puro. Li conosco io quei mezzi cowboy delinquenti, state sicuri che la prossima volta ci penseranno due volte prima di fare i monelli e andare a farsi qualche mese in gattabuia col tutu’.
Nel nostro (vostro) paese, tutto cio non sarebbe permesso. A meno che non vogliate sorbirvi l’ondata della brava gente a cui piace giocare a “oggi punto il dito contro”.
Quando facebucco con l’Italia, sento solo gente delusa. Dal clima, da Silvio, dalle ceneri dei vulcani, dal Milan. Ma delusi. La gente sopra citata, quella del “punto il dito contro”, ma non solo, tifa quell’ayatollah di Beppe Grillo, una specie di garibaldino da piazza stile settecento che ogni tanto rimarca il fatto che il parlamento italiano sia pieno di rinviati a giudizio, e questa gente non dovrebbe essere li (e fin qui tutto bene), ma poi quando lui stesso entra in politica si scopre che e’ stato anche lui indagato per omicidio (controllate online). Probabilmente siamo tornati alla vecchia Wall Street, vince chi urla di piu, non importa cosa si dice.
Ora noi invece, giochiamo a “facciamo finta che”.
Facciamo finta che un appartamento di Milano centro crolli a 100 mila euro anziche il quasi milione che probabilmente e’ ora.
E quindi facciamo finta che milioni di persone abbiano un mutuo che valga piu' della propria casa.
E facciamo finta che milioni di italiani lascino la casa che vale meno del loro mutuo.
E facciamo finta che milioni di italiani si riversino in piazza e diano la colpa a tutti, Berlusconi, il PD, la chiesa, a Klaas Huntelaar (ma non a se stessi, ci mancherebbe).
E facciamo finta che la magistatura nella confusione generale trovi un modo per fare arrestare parecchi membri del parlamento.
E facciamo finta che salti su un ex magistrato dall'eloquenza e dalla dialettica contadina e si metta a capo della folla della piazza.
E facciamo finta che l'ex magistrato che ha comprato una mercedes con dei soldi avuti in una scatola di scarpe prenda il potere.
E facciamo finta che ayatollah Grillo e Exmagistrato prendano il potere.
Ecco immaginatevi un Italia con Di Pietro e Grillo al potere. Ecco, pensateci bene.
Sempre vostro,

P.M

mercoledì 14 aprile 2010

Pietro Mirandola vince il mongolino d'oro primavera-estate 2010

Apr 14th, 2010
San Francisco, California del Nord
Dalla I lettera dell’ “Emigrante presente a tutte le longitudini”
Giorno nr. 165

Da quando atterrai a Los Angeles Airport in una fresca serata di Ottobre e incontrai oceano, sole, palme e chiappe chiare (semicit.), mi sono sempre chiesto perche sulla bandiera della California ci sia un orso bruno, per altro con aspetto minaccioso.
Ora l’ho capito. Perche in California del Nord fa un po piu freschetto di quella del Sud. Niente piu palme, sole mare e chiappe al vento (ma nessuna traccia di messicani, vamos!), ma colline, vento e…….checchi paoni (chi ha orecchie per intendere, origli).
Beh, 6 ore e mezza di viaggio attraverso gli Usa piuttosto facili…se vi state chiedendo cosa ci sia tra Los Angeles e San Francisco, la risposta sta in poche parole: uno stracazzo di niente, non ce.
Deserto che si alterna a colline e ancora a deserto che si alterna a zone di sosta. Gia me le sogno di notte ora, i cartelli “prossima zona di sosta 25 miglia”, figuratevi quando dovrò fare Las Vegas-Albaquerque e dopo da li a Dallas, cioe due giorni nel completo deserto americano, come avro gli incubi “prossima zona di sosta quando la tua benzina sarà gia finita e rimpiangerai di non esserti fermato nel fast food precedente, sporco italiano”.
Poco prima di San Francisco iniziano le colline piene di vacche che si fanno la doccia sotto la pioggia, il quale ricorda un po la Gran Bretagna, oltre a dare un po l’aspetto di “tenebre, morte e disperazione” (ricit.), una volta arrivato, il clima mi è sembrato un po piu un incrocio tra la Siberia e il Canada, comparato con quello di OC in cui vivo. Fortuna che mi sono messo in valigia l’unico maglione che ho in California, proprio per caso, 5 minuti prima di partire, altrimenti a quest’ora sarei gia nella sala d’aspetto dell’inferno con scritto in fronte “deceduto causa vento forte”, tra l’ilarità generale.
La città carina, piu che americana sembra nord-europea, la cosa che mi da piu fastidio sono le colline che impediscono quasi il jogging senza spaccarti le gambe. Anche se non l’ho vista piu di tanto, dato che i concessionari visitati oggi erano a San Jose, e domani viaggiero verso Stockton e poi Fresno, per poi tornare a Sud e ripartire per l’Arizona lunedi. Ah, l’albergo in cui sono finito (che quando sono arrivato aveva l’acqua del water gia gialla, bella li!), è a Little Italy. Lunedi sera sono andato a mangiare in un posto chiamato “Pellegrini”. Ora, uno si fa 6 ore e mezza di macchina, ha il sedere quadrato, scende dalla macchina per essere travolto dal vento e accorgersi che l’acqua del cesso di camera sua è gia gialla ancora prima di pisciare. Il cameriere italiano arriva li e inizia a spiegargli in inglese cosa sono i cappelletti, e gli gnocchi e le fettuccine, e lui (io) per tagliare corto esce con un “Yeah yeah I’m italian I know that..”..ci credereste se il cameriere rispondesse in italiano “Abbe? Sei italiano? Capisc, si? E allora leggitelo da solo, stò menu”. Bene cosi.
Ma la scena migliore probabilmente è stata stamattina, quando a migliaia di miglia di distanza, l’A.C Milan chiedeva a Maldini di tornare in campo per completare il triennio di pagliacciate, e i Chicago Bulls decidevano di impegnarsi contro Boston e poi provare a battere Charlotte per qualificarsi ai playoff e fare contento il sottoscritto, Pietro Mirandola, da viale Martiri della Libertà 49, facendo jogging scivolò mettendo la mano su un escremento di animale, ripresentandosi nella hall per reincontrare il district manager con cui sta viaggiando con la mano in tasca chiedendo il bagno e promettendo di tornare fra 5 minuti.
Avanti cosi.
Sempre vostro,

P.M

domenica 11 aprile 2010

"Born to Survive", la nuova sfida

Apr 11th, 2010
Anaheim, California
Giorno nr. 162

Gran bello sport di merda, il baseball.
Martedi sera sono stato all'Angels Stadium, a vedere Anaheim-Minnesota con dei biglietti aziendali pagati un terzo di quanto pagai per la molto piu amata (per me) nba. Il mio giudizio è: boh. Si, boh. Giusto per non dare un giudizio negativo, anche se da allora ogni notte la passo dondolandomi sulla tavoletta del cesso come uno spastico, la bava alla bocca e la testa fra le mani a domandarmi perche in america è seguito da centinaia di milioni di persone. Tutto cio che ho visto è un ciccione che tentava di prendere una palla lanciata da un altro ciccione, e se per caso la prendeva (molte meno volte delle volte in cui ho sbadigliato), tutti gli altri ciccioni si agitavano correndo per il campo come tacchini impazziti.
Molto piu interessante il background che mi circondava: alla mia destra schierati i colleghi, i quali i primi cinque minuti hanno anche tentato di spiegarmi le regole (oltre a quelli principali che gia sapevo), ma dopo 5 minuti hanno deciso di tornare a concentrarsi sulla degustazione di birra, mentre alla mia sinistra....la donna di plastica. No, non mi sono portato la bambola gonfiabile allo stadio, razza di testaccie vuote che non siete altro. Avevo semplicemente un'avvenente tipica californiana col petto rigonfio di silicone. Anch'essa ha tentato di spiegarmi le regole, quando gli ho detto che ero li non perche mi piace il baseball, ma per aver qualcosa da scrivere nel paragrafo "Cultural Experience" della mia relazione settimanale per il mio supervisore. Mi stava raccontando anche qualcos'altro, ma non mi è entrata in testa neanche mezza parola. Il mio sguardo era fisso la in mezzo, dove si incrociano i seni, e il mondo tutto intorno è scomparso per 40 secondi, cosi come le voci e i rumori. Quali fantastiche visioni, hanno iniziato ad animare la mia mente malata: fruste, frustini, manette, pom-pom, lividi e implorazioni, lenzuolapregne di sangue, rumorose orgie su "carrozze trainate da ratti" (semiquote).....
Bene, torniamo a noi. Sarò schietto e duro, e lo ripeto una volta sola, quindi finite di domandarmelo su facebook. Domani si parte. Il mio lavoro in ufficio è finito, ora si viaggierà con i district managers attraverso gli Usa, fino a fine agosto. Parto per San Francisco, settimana seguente Phoenix (Arizona), poi tornerò qui per due settimane per partire ancora nel tour mortale: Las Vegas, Dallas (2 giorni di viaggio, quindi dovro fermarmi in New Mexico a dormire), Houston, New Orleans, Atlanta, Virginia, Orlando...e poi su, non ricordo precisamente, ma di sicuro Philadelphia, New Jersey, New York, Massachussets, Chicago..dove dovrò vendere la macchina, e da li volerò a Seattle, e dopo una settimana di nuovo qui per la settimana finale, dove riassumero la mia esperienza americana in un commovente discorso davanti ai colleghi.
Bene, figo, fantastico, bis....dove sta il problema, direte voi? Non ce, non esiste nessun problema, i quali sono invenzioni della mente (vedi intervento precedente per maggiori info), vorrei solo farvi presente che sarà tutto...in macchina...guidando a volte attraverso il deserto 10 ore al giorno, cambiando stato, hotel e collega ogni 5 giorni. Bene cosi.
Quando arrivai negli Usa il dubbio era se ce l'avrei fatta a lavorare e vivere da solo in un paese e in una lingua diversa. Ce la sto, o meglio, ce l'ho fatta. Ora si presenta questa nuova sfida. Se non ci rimetto la pelle, venendo accoltellato da qualcuno finche faccio jogging in qualche stradina della Louisiana, vincerò anche questa.
Uno dei fatti che mi piace di piu, è il mix culturale a cui mi sto sottoponendo. Ad agosto quando tornerò soltanto a causa del lavoro avrò conosciuto e lavorato circa con 150 persone diverse, lavoro escluso, penso di aver interagito, soltanto da ottobre a ora, con circa 30 razze diverse. Tra lavoro, tennis, vicini, sbornie hollywoodiane, o altro, ho conosciuto persone che vengono da Messico (troppi), Porto rico, Guatemala, Ecuador, Uruguay, Giappone, Cina, Corea, Filippine, Thailandia, Vietnam, Hong Kong, India, Pakistan, Olanda, Germania, Macedonia, Siria, Turchia, Armenia, Russia, Svezia, Portogallo, Peru, Indonesia. Italia...anche. Ah, anche Usa!
Anche per questo, da Settembre quando tornerò in patria continuerò ad abitare in citta. Per evitare di assorbire la mentalità campagnola, chiusa e retrograda.
Nel paese di Legnago, provincia di Vr, che alcuni di voi conosceranno, su un muro c'è una scritta, con una firma. La scritta dice "Chi va con lo zoppo impara a zoppicare". La firma, cari lettori, la conoscete tutti.
Sempre vostro,

P.M

martedì 30 marzo 2010

Pietro Mirandola, 5 mesi dopo: Giro di boa

Mar 30th, 2010
Anaheim, Orange County, CA
Giorno nr. 150

Pre-scriptum: “io in Italia nun ce voio tonnà” (semicit.)

150 giorni esatti (effettivi in Usa, escluse vacanze di natale negli emirati), da quando mi imbarcai su quell'aereo dell'Air France il 21 Ottobre 2009 con 4 valige, 1 vocabolario d'inglese, e l'indirizzo dell'albergo e dell'ufficio nel taschino. 50% esatto della missione completata, e sono ancora intero, per ora, perche purtroppo quando vivi cercando di rompere il culo al mondo, è inevitabile che prima o dopo sarà lui a romperlo a te. Speriamo mi dia almeno una quindicina di anni di tempo per raggiungere il mio scopo oscuro.
Qualche sera fa zio Arshad, detto "il mahatma", per festeggiare mi ha portato in un ristorante indiano, peraltro piuttosto lussuoso (e noi eravamo in maglietta sudata appena finito di giocare a tennis...mito io che vado a mangiare gli hamburger in camicia e nei ristoranti in maglietta sudata), gestito da alcuni suoi amici che piu che altro parevano dei guerrieri usciti dal film di sandokan, i quali hanno un inglese talmente fluido che per capirlo devi tendere l'orecchio e leggergli contemporaneamente il labiale, sfidando le leggi della fisica . Cibo prelibato, dopo aver mangiato quasi 2 ore fortunatamente non ho dovuto pagare il conto, primo perche sarei collassato, secondo perche sarebbe costato metà del mio salario, e a quel punto mi sarei armato di bandana, forcone, e sarei sceso in piazza come i miei connazionali a manifestare contro il governo, il G8, Silvio, l'aumento del prezzo del grano le mosse errate di John Paxson e la dirigenza Bulls, e le fighe di legno.
Ah, c'è una strana credenza popolare, che dice che il cibo indiano è talmente speziato che dopo passi la notte in bagno. Completamente sbagliato. Io sono letterlamente fuggito dal tavolo per esternare poesie suggerite dal flebile canto delle muse, seduto su una tavoletta del cesso dall'igiene deprecabile, quando eravamo ancora al secondo piatto. Tie, sono ancora una volta riuscito a distinguermi. Questo infatti è cio che ho scritto nella voce "Cultural Experience" della mia relazione settimanale lavorativa:

"My tennis mate Arshad took me to an Indian restaurant, over the weekend. A bunch of people say that indian food make you stay on the toilet through out the night. It is not true. I got the restroom when I was still eating"

Vabbe, poi ha detto che prima o dopo mi fa conoscere una delle due fidanzate, che vivono antrambe qui a Los Angeles, una indonesiana e l'altra non ricordo. E alla mia domanda "scusa ma non avevi detto che la donna ce l avevi in india?", la risposta è stata "no ma quella è mia moglie." Bene cosi. E' forte zio Arshad. Anni fa quando viaggiava ogni settimana per lavoro senza fissa dimora come farò io fra un paio di mesi, passava i sabati notte nei strip clubs, per poi farseli rimborsare mettendo la somma spesa sotto la colonna "entertainment" nell'expense report. Ops, ho anche io quella colonna nei moduli per il rimborso spese. Che idea malefica.
Vabbe, torniamo a noi. 5 mesi positivi per un sacco di aspetti che non sto qui ad elencare (quando si tratta di frivolezze si abbonda sempre, direte voi..ma mi sbottonerò solo nell'ultimo mese). Solo due momenti di reale difficoltà. Entrambi in Gennaio, il primo quando mi rubarono il portafoglio e passaporto al ritorno dalle vacanze (per info vi rimando ai post di gennaio), facendomi vagare per qualche giorno negli Usa come un volto senza nome. Con zio Jeff che mi prestò 70 dollari per almeno procurarmi da mangiare, e io il giorno dopo glieli restituii tutti e 70 xD. Traumatico. Il secondo non si puo rivelare per motivi di ordine pubblico, perche ha rischiato di farmi tornare indietro.
Se mi manca casa mia? Fino a un mesetto fa avrei risposto “ogni giorno, ma contemporaneamente so che ogni giorno contribuisce a farmi crescere”. Oggi ritengo valida solo la seconda parte della frase. E provo profonda angoscia pensando che fra altrettanti 150 giorni sono costretto a ripassare l’oceano. Per fortuna in campagna tra le sopite menti non ci dovrei piu tornare stabilmente per parecchi anni. I primi mesi i momenti di difficoltà mentale erano piuttosto frequenti. Poi un giorno, il verso di una canzone mi venne in aiuto: “La prigione è nella mente”. Li capii qual’era la strada. I problemi non esistono, sono creati da noi, e frutto della nostra mente. Fate finta che sentiate la lontananza delle origini, per prendere un problema random in cui potreste imbattervi facendo cio che sto facendo io. E’ un problema? No, è qualcosa che nella realtà non esiste, un concetto astratto creato dalla nostra mente la quale crea il pensiero e lo vede come un problema. In quel preciso istante tutte le mie preoccupazioni svanirono. Per venire incontro alle vostre capacità intellettuali mi fermo qui per non crearvi confusione e vi invito a rifletterci su.
La vostra prigione è nella mente.
Sempre vostro,
P.M

mercoledì 24 marzo 2010

Guida non illustrata e non a colori sulla popolazione americana

Mar 24th, 2010
Anaheim, Orange County
Giorno nr. 144

Qualche giorno fa allenandomi sui turgidi campi dell Anaheim Tennis Centre, mi parve di udire un eresia in perfetto italiano, da qualche campo piu in la. Pensavo di essermi defnitivamente bevuto il cervello e di aver iniziato ad aggiungere altre traveggole oltre alle voci senza volto notturne. Invece fu proprio cosi che conobbi zio Franco, da San Benedetto del Tronto, ma da 25 anni in California (Yorba Linda), vice presiente di un non so quale azienda che si occupa di IT. Il tempo di andarci fuori a mangiarci un hamburger ancora sudati, di verificare che il suo italiano fosse ancora ok (eccetto, “come ti è piaciuto?”, traduzione di “How did you like it?”), raccontargli la storia della mia vita..ed eccolo che dopo esserci scambiati i numeri lo vidi re-inghiottito dall’oscurità della notte Californiana.
Ma torniamo a noi:
Tipo numero I: “Sei proprio tu, John Wayne?” (cit.)
Questo gruppo si suddivide in due sottocategorie:
Il diretto discendente dei cowboys, anziano. Questo esemplare, tra i 50 e i 75 anni è caratterizzato dalla camminata tipica di un cowboy che è appena sceso da cavallo si appresta ad entrare nel saloon, veste abitualmente camicie di quarta marca a quadri, fa ancora colazione alle 5 del mattino con bacon e uova come negli anni 70, ed ha tipicamente nostalgia del vietnam. E’ tuttora convinto che il presidente degli Usa sia Nixon, e si aggira mormorando che un giorno questa guerra finirà e il Vietnam sarà nostro. Tuttavia, questo esemplare è simpatico, a volte sociale, e tra i miei preferiti.
Il diretto discendente dei cowboys, giovane. Tra i 20 e i 49 anni, come il co-esemplare è caratterizzato dalla camminata tipica di un cowboy che è appena sceso da cavallo si appresta ad entrare nel saloon e veste abitualmente camicie di quarta marca a quadri, ma anziche alle 5 si sveglia alle 8 imprecando, e si appresta ad andare a lavoro, tipicamente il meccanico o benzinaio. Questo esemplare, coperto da circa 27 tatuaggi, e pensante circa 200 libbre, è molto meno intelligente del coesemplare piu anziano, e pensa di essere un duro solo perche i suoi antenati 500 anni fa erano i cowboys che ora guarda nei film. Un giorno ho fatto presente a uno di loro che i miei di antenati, qualche millennio prima dei suoi fottuti cowboys, nell’arena tifavano per il leone, non per il gladiatore. Vediamo chi è piu duro.
Tipo numero II: ll borghese
Questo esemplare ha fatto carriera, è benestante, ed è l’unico che talvota veste in maniera decente. Non guida un pickup Chevrolet o Ford come gli esemplari precedenti, ma spesso macchine sportive, quando impreca lo fa soltanto contro Wall Street o al massimo i Chicago Cubs, ma è esteriormente impeccabile sfornando ogni quattro secondi un sorrisone rassicurante che ho imparato ad imitare. L’unico suo difetto, è che oltre a sapere che gli Usa si estendono dalla Florida all’Oregon, crede che comprendano anche i territori Luna, Saturno, Cina, Islamabad, Marte, e il Giardino di casa vostra.
Tipo numero III: L’afroamericano
Questo esemplare veste taglia XXL, a volte guida anchesso pickups Chevrolet o Ford, a volte non guida perche gli hanno appena ritirato la patente, è piuttosto socievole e simpatico, nonostante il suo lavoro sia quello di aspettare tutto il giorno su una panchina al parco finche arriva il socio che sbraita la frase in codice assolutamente idecifrabile “oh merda, rollamene un'altra”.
Nonostante le apparenze questo esemplare è veramente affabile e gentile 80% delle volte), nonostante sia tuttora convinto che l’Australia sia in Europa e Londra la capitale del Tibet. Questo esemplare si crede Tupac nonostante non lo sia.
Tipo numero IV: L’americano con il bisnonno di Trapani
Questo particolare esemplare di americano puo coincidere con molti degli altri esemplari, ma ha la caratteristica che lo differenzia, che uno dei suoi bisnonni era meridionale, e come scrissi mesi fa, probabilmente era sempre quello che ha socializzato molto e bene.
Tipo numero V: Il padre di famiglia
Questo tipo è piuttosto “miscellaneous”. Puo fare qualsiasi tipo di lavoro, dall’elettrcista all’ingegniere, guida macchine americane perche non conosce l’esistenza delle altre, beve 7 birre al giorno, ma è veramente mite e sodo lavoratore. Caratteristica principale: dice tutto fuorche quello che pensa realmente. Il vestierio va dalla camicia a quadri boscaiola alla tuta. Sto ancora tentando di capire con metodo scientifico il perche l’80% di questi esemplari sia originario di Chicago, Illinois, o Detroit, Michigan.
Tipo numero VI: “Mi credo americano ma lo sono quanto Germano Mosconi”
Questo gruppo è composto dagli immigrati, quindi non americani, e si suddivide in:
Messicani: veste anch’esso XXL e tenta di copiare gli altri esemplari americani, non riuscendoci. Tipicamente sotto il metro e 65, e piuttosto in carne, denota un quoziente intellettivo che varia dalla pantegana del Menago a quello di Michael Beasley dopo 3 bicchieri di Don Julio. A causa di questo, lavora nei fast food, nel migliore dei casi.
Indiani: puzzano di curry, ma lavorano duro
Orientali: non puzzano di curry, ma ridono sempre, nonostante stiano puntualmente tentando di fregarti
Tipo numero VII: Il bianco palestrato intelligente
Ancora sotto-studio. Fino ad ora ho trovato soltanto una variante di questo esemplare, cioe il “palestrato, ma nero e neanche tanto intelligente”, che equivale a qualunque poliziotto di Los Angeles.
Sempre vostro,

P.M