venerdì 21 maggio 2010

Uccidetemi e seppellitemi qui, parte I: Texas

May 21st, 2010
Houston, Texas
Dalla IV lettera dell' "Emigrante a tutte le longitudini"
Giorno nr. 202

Lamentela del giorno: il cilma.
105 farheneit quando sono arrivato in Texas (quasi 40 centigradi), grado di umidità un milione, roba da sudare anche con l'aria condizionata. La settimana scorsa tornado a qualche ora da Dallas, dove ero. 4 morti. Si perche i tornado sono la caratteristica nazionale (perche il Texas si dichiara una nazione a se, un po come la Padania in Italia, solo che non ho ancora trovato il Bossi della situa). Diciamo che vengono aspettati un po come la befana, solo che in primavera ne arriva circa...1 alla settimana. Ovviamente che ci caschino i morti è un po piu raro. Ebbene, credete che durante l'arrivo dei pirotecnici tornados l'aria si rinfreschi? macche. Qualche giorno fa mi sono imbattuto nella tempesta primaverile alle 9 di sera e c'era caldo piu o meno come nella bassa veronese a Giugno.
Da Dallas sono stato 2 giorni a Oklahoma City, per poi tornare in TX a Houston dove da lunedi mi aspetta la settimana con zio James, detto JJ.
Un altra caratteristica texana non messa in preventivo, è che si puo definire Dallas "città dell'erba", ma non perche si vendono le canne a go-go, per quella ci pensa Los Angeles, ma perche dopo aver guidato per ore nel deserto nella parte West del Texas, arrivi a Dallas e tutto magicamente diventa...verde. Niente piu deserto ma distese di erba, piante, alberi. Ovunque. Ai lati delle strade, tra i grattacieli, ai bordi dell'autostrada. Stessa cosa ad Oklahoma City, solo che al posto dei cowboys la città è popolata da un mucchio di sudisti con un accento dall'indole strana. Dove comunque si è registrata una scena delle mie, in hotel.
Notte fonda. Come da previsione, dormo munito di sole mutande. Mi sveglio assetato e mi azzardo ad andare fuori dalla camera a prendere dell'acqua, nelle vendors machine, le nostre "macchinette" (eh purtroppo qui è cosi). Ovviamente munito di sole mutande, nemmeno ciabatte. Mi accorgo però con enorme disgusto al mio ritorno di essermi chiuso fuori. Con grande charme e passo felpato, mi sono quindi recato alla reception come se fosse una cosa normale. Povero cristo, il tizio che si è visto arrivare un imbecille in mutande e a petto nudo alle 3 di notte con una bottiglietta di acqua in mano a chiedere una scheda di riserva per entrare.
Un po come il tizio dell'albergo di Hollywood che in Gennaio si vide arrivare ancora lo stesso italiano, piu o meno alla stessa ora notturna, brillo, vestito a festa e bagnato fradicio (vedere intervento di Febbraio). Bene cosi.
Ah, la vera pacchia, è la citta confinante con Dallas: Fort Worth. Che è rimasta una specie di attrazione turistica, con tanto di saloon vecchio stile eccetera. Una settimana fa circa sono uscito la sera a cena con zio Frank, il mio collega di quella settimana, sua figlia, e quella specie di cane da combattimento del suo ragazzo, un cowboy di 17 anni con tanto di cappello Western, stivali, camicia a quadri senza maniche, quoziente intellettivo pari a quello di Delonte West al terzo bicchiere di tequila, e pickup Chevrolet. Sono stato a vedere un rodeo, dove tutti i texani (tutti con cappello stivali ecc), tifavano per il toro, perche piantasse le corna nel petto del cowboy. Ma siccome io non tifo mai Caino (eccetto si chiami Lance Armstrong, o Silvio Berlusconi, o Joakim Noa), sono andato controcorrente e mentre la folla inneggiava al toro io inneggiavo al Cowboy, e nella confusione generale anche al Duce.
Il mezzo cowboy del fidanzato mi ha approcciato inanzitutto assicurandosi che non fossi messicano (i texani veri non bevono tequila perche è straniera ha detto, e allora che venga nei locali di hollywood, ce quasi solo quella!), poi ha tentato di criticare Obama dandogli del islam-comunista, che secondo lui sarebbe una nuova specie da sconfiggere, poi quando si è resoconto che stava farfugliando senza senso si è finiti gioiosamente a parlare di Jack Daniels, birra e whiskey americani.
Ahhh che anno strano. Esattamente un anno fa vivevo tranquillo e beato a casa, l'unica preoccupazione erano gli esami di maturità (ma neanche tanto), e cio che facevo durante il giorno era studiare (ma senza sudare), giocare a tennis e andare ad aperitivi. Un anno dopo, mi ritrovo nel Sud degli Usa dopo aver vissuto 6 mesi in California, in qualcosa che un anno fa non era nemmeno programmato, in un tour che mi porterà fino su a Chicago dopo aver guidato attraverso 25 stati, senza una casa, conoscendo e lavorando ogni settimana con persone diverse, mai viste e che non rivedrò mai piu. Non parlo italiano dal vivo da non so quanto. Non esistono piu liceo, famiglia, mura amiche...aperitivi...
Stamattina stavo pensando a tutto questo in una stazione di benzina della periferia di Houston persa in mezzo al nulla, quando sono scoppiato a ridere sonoramente. Il tizio a 5 metri da me, ha iniziato a ridere anche lui, salvo poi rendersi conto che rideva senza motivo, risalire in macchina e ripartire.
Bene, ma non benissimo.
Vi giuro che a Chicago ci arrivo, a tutti i costi.
Sempre vostro,

P.M

4 commenti:

  1. anche io vorrei avere le palle come te..

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  2. Simpatico il ragazzone, islam-comunista non l'avevo mai sentito XD
    Quanti mesi hai ancora da fare lo zingaro danaroso in giro per gli States?

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  3. 3
    27 agosto ritorno in patria, quindi causa ore di volo piu fuso sono a casa il 28 sera

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  4. 22/05: è passato ormai un anno da quella giornata al carcere di Montorio, prossima casa del nostro Mirandola. I suoi colpi di tacco resteranno indelebili negli occhi dei 17 extracomunitari presenti in squadra, come indelebili resteranno gli spritz post-partita. Giornate spensierate quelle pre esami. Ora purtroppo stiamo crescendo.
    Sempre tuo,
    Pecchio.

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