martedì 30 marzo 2010

Pietro Mirandola, 5 mesi dopo: Giro di boa

Mar 30th, 2010
Anaheim, Orange County, CA
Giorno nr. 150

Pre-scriptum: “io in Italia nun ce voio tonnà” (semicit.)

150 giorni esatti (effettivi in Usa, escluse vacanze di natale negli emirati), da quando mi imbarcai su quell'aereo dell'Air France il 21 Ottobre 2009 con 4 valige, 1 vocabolario d'inglese, e l'indirizzo dell'albergo e dell'ufficio nel taschino. 50% esatto della missione completata, e sono ancora intero, per ora, perche purtroppo quando vivi cercando di rompere il culo al mondo, è inevitabile che prima o dopo sarà lui a romperlo a te. Speriamo mi dia almeno una quindicina di anni di tempo per raggiungere il mio scopo oscuro.
Qualche sera fa zio Arshad, detto "il mahatma", per festeggiare mi ha portato in un ristorante indiano, peraltro piuttosto lussuoso (e noi eravamo in maglietta sudata appena finito di giocare a tennis...mito io che vado a mangiare gli hamburger in camicia e nei ristoranti in maglietta sudata), gestito da alcuni suoi amici che piu che altro parevano dei guerrieri usciti dal film di sandokan, i quali hanno un inglese talmente fluido che per capirlo devi tendere l'orecchio e leggergli contemporaneamente il labiale, sfidando le leggi della fisica . Cibo prelibato, dopo aver mangiato quasi 2 ore fortunatamente non ho dovuto pagare il conto, primo perche sarei collassato, secondo perche sarebbe costato metà del mio salario, e a quel punto mi sarei armato di bandana, forcone, e sarei sceso in piazza come i miei connazionali a manifestare contro il governo, il G8, Silvio, l'aumento del prezzo del grano le mosse errate di John Paxson e la dirigenza Bulls, e le fighe di legno.
Ah, c'è una strana credenza popolare, che dice che il cibo indiano è talmente speziato che dopo passi la notte in bagno. Completamente sbagliato. Io sono letterlamente fuggito dal tavolo per esternare poesie suggerite dal flebile canto delle muse, seduto su una tavoletta del cesso dall'igiene deprecabile, quando eravamo ancora al secondo piatto. Tie, sono ancora una volta riuscito a distinguermi. Questo infatti è cio che ho scritto nella voce "Cultural Experience" della mia relazione settimanale lavorativa:

"My tennis mate Arshad took me to an Indian restaurant, over the weekend. A bunch of people say that indian food make you stay on the toilet through out the night. It is not true. I got the restroom when I was still eating"

Vabbe, poi ha detto che prima o dopo mi fa conoscere una delle due fidanzate, che vivono antrambe qui a Los Angeles, una indonesiana e l'altra non ricordo. E alla mia domanda "scusa ma non avevi detto che la donna ce l avevi in india?", la risposta è stata "no ma quella è mia moglie." Bene cosi. E' forte zio Arshad. Anni fa quando viaggiava ogni settimana per lavoro senza fissa dimora come farò io fra un paio di mesi, passava i sabati notte nei strip clubs, per poi farseli rimborsare mettendo la somma spesa sotto la colonna "entertainment" nell'expense report. Ops, ho anche io quella colonna nei moduli per il rimborso spese. Che idea malefica.
Vabbe, torniamo a noi. 5 mesi positivi per un sacco di aspetti che non sto qui ad elencare (quando si tratta di frivolezze si abbonda sempre, direte voi..ma mi sbottonerò solo nell'ultimo mese). Solo due momenti di reale difficoltà. Entrambi in Gennaio, il primo quando mi rubarono il portafoglio e passaporto al ritorno dalle vacanze (per info vi rimando ai post di gennaio), facendomi vagare per qualche giorno negli Usa come un volto senza nome. Con zio Jeff che mi prestò 70 dollari per almeno procurarmi da mangiare, e io il giorno dopo glieli restituii tutti e 70 xD. Traumatico. Il secondo non si puo rivelare per motivi di ordine pubblico, perche ha rischiato di farmi tornare indietro.
Se mi manca casa mia? Fino a un mesetto fa avrei risposto “ogni giorno, ma contemporaneamente so che ogni giorno contribuisce a farmi crescere”. Oggi ritengo valida solo la seconda parte della frase. E provo profonda angoscia pensando che fra altrettanti 150 giorni sono costretto a ripassare l’oceano. Per fortuna in campagna tra le sopite menti non ci dovrei piu tornare stabilmente per parecchi anni. I primi mesi i momenti di difficoltà mentale erano piuttosto frequenti. Poi un giorno, il verso di una canzone mi venne in aiuto: “La prigione è nella mente”. Li capii qual’era la strada. I problemi non esistono, sono creati da noi, e frutto della nostra mente. Fate finta che sentiate la lontananza delle origini, per prendere un problema random in cui potreste imbattervi facendo cio che sto facendo io. E’ un problema? No, è qualcosa che nella realtà non esiste, un concetto astratto creato dalla nostra mente la quale crea il pensiero e lo vede come un problema. In quel preciso istante tutte le mie preoccupazioni svanirono. Per venire incontro alle vostre capacità intellettuali mi fermo qui per non crearvi confusione e vi invito a rifletterci su.
La vostra prigione è nella mente.
Sempre vostro,
P.M

mercoledì 24 marzo 2010

Guida non illustrata e non a colori sulla popolazione americana

Mar 24th, 2010
Anaheim, Orange County
Giorno nr. 144

Qualche giorno fa allenandomi sui turgidi campi dell Anaheim Tennis Centre, mi parve di udire un eresia in perfetto italiano, da qualche campo piu in la. Pensavo di essermi defnitivamente bevuto il cervello e di aver iniziato ad aggiungere altre traveggole oltre alle voci senza volto notturne. Invece fu proprio cosi che conobbi zio Franco, da San Benedetto del Tronto, ma da 25 anni in California (Yorba Linda), vice presiente di un non so quale azienda che si occupa di IT. Il tempo di andarci fuori a mangiarci un hamburger ancora sudati, di verificare che il suo italiano fosse ancora ok (eccetto, “come ti è piaciuto?”, traduzione di “How did you like it?”), raccontargli la storia della mia vita..ed eccolo che dopo esserci scambiati i numeri lo vidi re-inghiottito dall’oscurità della notte Californiana.
Ma torniamo a noi:
Tipo numero I: “Sei proprio tu, John Wayne?” (cit.)
Questo gruppo si suddivide in due sottocategorie:
Il diretto discendente dei cowboys, anziano. Questo esemplare, tra i 50 e i 75 anni è caratterizzato dalla camminata tipica di un cowboy che è appena sceso da cavallo si appresta ad entrare nel saloon, veste abitualmente camicie di quarta marca a quadri, fa ancora colazione alle 5 del mattino con bacon e uova come negli anni 70, ed ha tipicamente nostalgia del vietnam. E’ tuttora convinto che il presidente degli Usa sia Nixon, e si aggira mormorando che un giorno questa guerra finirà e il Vietnam sarà nostro. Tuttavia, questo esemplare è simpatico, a volte sociale, e tra i miei preferiti.
Il diretto discendente dei cowboys, giovane. Tra i 20 e i 49 anni, come il co-esemplare è caratterizzato dalla camminata tipica di un cowboy che è appena sceso da cavallo si appresta ad entrare nel saloon e veste abitualmente camicie di quarta marca a quadri, ma anziche alle 5 si sveglia alle 8 imprecando, e si appresta ad andare a lavoro, tipicamente il meccanico o benzinaio. Questo esemplare, coperto da circa 27 tatuaggi, e pensante circa 200 libbre, è molto meno intelligente del coesemplare piu anziano, e pensa di essere un duro solo perche i suoi antenati 500 anni fa erano i cowboys che ora guarda nei film. Un giorno ho fatto presente a uno di loro che i miei di antenati, qualche millennio prima dei suoi fottuti cowboys, nell’arena tifavano per il leone, non per il gladiatore. Vediamo chi è piu duro.
Tipo numero II: ll borghese
Questo esemplare ha fatto carriera, è benestante, ed è l’unico che talvota veste in maniera decente. Non guida un pickup Chevrolet o Ford come gli esemplari precedenti, ma spesso macchine sportive, quando impreca lo fa soltanto contro Wall Street o al massimo i Chicago Cubs, ma è esteriormente impeccabile sfornando ogni quattro secondi un sorrisone rassicurante che ho imparato ad imitare. L’unico suo difetto, è che oltre a sapere che gli Usa si estendono dalla Florida all’Oregon, crede che comprendano anche i territori Luna, Saturno, Cina, Islamabad, Marte, e il Giardino di casa vostra.
Tipo numero III: L’afroamericano
Questo esemplare veste taglia XXL, a volte guida anchesso pickups Chevrolet o Ford, a volte non guida perche gli hanno appena ritirato la patente, è piuttosto socievole e simpatico, nonostante il suo lavoro sia quello di aspettare tutto il giorno su una panchina al parco finche arriva il socio che sbraita la frase in codice assolutamente idecifrabile “oh merda, rollamene un'altra”.
Nonostante le apparenze questo esemplare è veramente affabile e gentile 80% delle volte), nonostante sia tuttora convinto che l’Australia sia in Europa e Londra la capitale del Tibet. Questo esemplare si crede Tupac nonostante non lo sia.
Tipo numero IV: L’americano con il bisnonno di Trapani
Questo particolare esemplare di americano puo coincidere con molti degli altri esemplari, ma ha la caratteristica che lo differenzia, che uno dei suoi bisnonni era meridionale, e come scrissi mesi fa, probabilmente era sempre quello che ha socializzato molto e bene.
Tipo numero V: Il padre di famiglia
Questo tipo è piuttosto “miscellaneous”. Puo fare qualsiasi tipo di lavoro, dall’elettrcista all’ingegniere, guida macchine americane perche non conosce l’esistenza delle altre, beve 7 birre al giorno, ma è veramente mite e sodo lavoratore. Caratteristica principale: dice tutto fuorche quello che pensa realmente. Il vestierio va dalla camicia a quadri boscaiola alla tuta. Sto ancora tentando di capire con metodo scientifico il perche l’80% di questi esemplari sia originario di Chicago, Illinois, o Detroit, Michigan.
Tipo numero VI: “Mi credo americano ma lo sono quanto Germano Mosconi”
Questo gruppo è composto dagli immigrati, quindi non americani, e si suddivide in:
Messicani: veste anch’esso XXL e tenta di copiare gli altri esemplari americani, non riuscendoci. Tipicamente sotto il metro e 65, e piuttosto in carne, denota un quoziente intellettivo che varia dalla pantegana del Menago a quello di Michael Beasley dopo 3 bicchieri di Don Julio. A causa di questo, lavora nei fast food, nel migliore dei casi.
Indiani: puzzano di curry, ma lavorano duro
Orientali: non puzzano di curry, ma ridono sempre, nonostante stiano puntualmente tentando di fregarti
Tipo numero VII: Il bianco palestrato intelligente
Ancora sotto-studio. Fino ad ora ho trovato soltanto una variante di questo esemplare, cioe il “palestrato, ma nero e neanche tanto intelligente”, che equivale a qualunque poliziotto di Los Angeles.
Sempre vostro,

P.M

giovedì 18 marzo 2010

Oggi ce l'ho con te, parte II: il mio anno senza inverno e la crisi del novantesimo Fahrenheit

Mar 18th, 2010
Anaheim, Orange County
Giorno nr. 138

Finito l'inverno (inverno who?), in Califfa è scoppiato il caldo, che fa registrare in marzo la stessa temperatura delle giornate piu calde in pieno agosto nella bassa veronese. Non che prima si soffrisse il freddo polare, dato che il mio cappotto tuttora giace nel mio armadio in Viale Martiri della Libertà 49, a decine di migliaia di miglia da qui. Gia in Dicembre e Gennaio, in teoria i mesi piu freddi (un freddo che definirei africano), la sera giocavo a tennis in maniche corte all aperto senza troppi problemi. Ecco non so perche l'unico momento critico era la mattina, dato che guando mi svegliavo alle 6 per joggare (dal verbo to jog) tra le palme, soffiava un certo venticello mortale (che ho sempre pensato venisse dal Pacifico ma su "LA killers", un thriller che sto leggendo, si parla di vento del deserto), che piu volte correndo mi ha fatto accasciare al suolo in coma chiedendomi il perche non fossi restato sotto le coperte a chiacchierare con le voci senza volto come tutte le notti. Vento fresco che puntualmente alle 8 e mezza quando arrivavo in ufficio era gia misteriosamente sparito chissadove. Ora di mattina non è rimasto nemmeno quello, ce gia il caldo che ti scalda i pensieri. Attualmente ringrazio ogni giorno in ginocchio l'aria condizionata che mi soffia in faccia in ufficio, perche l'inclinazione di raggi solari che arriva ad Anaheim, Orange County, California (piu vicina all equatore di Cerea, Verona, Veneto), fa sentire i 90 farheneit che ci sono ora (piu di 30 centigradi) circa come 40. E tutto cio è molto bello. Allenandomi alle 6 della sera dopo lavoro ho gia bisogno dei litri d'acqua nel raggio di 10 metri..come se non bastasse aver gia bisogno della neuro a bordo campo che mi soccorra durante gli scleri. In pratica quest'anno l'inverno non l'ho mai vissuto. Bene cosi.
A proposito di inverni e estati...i tizi che contano, quelli che schiacciano i bottoni nella grande stanza buia e muovono i fili sornioni all'ombra delle palme, hanno nuovamente cambiato il mio piano: non piu solo Atlanta e Southeast da Maggio a Settembre come da me richiesto: ma tutti gli Usa in soli quattro mesi, toccando 25 stati partendo il 4 maggio per Phoenix, Arizona e dopo diretto verso Houston, Texas, e poi cosi via, un motel, uno stato e un compagno di lavoro diverso ogni 4 giorni di media, fino al 29 Agosto (in cui tornerò nella patria dei nostri padri) E io non ci stetti. Come mi ha scritto quella deprecabile di mia madre via email "se volevamo tu diventassi Rambo ti mandavamo in Iraq, non in Usa). Che umorismo u mamma mia, ha preso tutto da me. Comunque, visto che le mie conidizioni non furono desiderate, ho gia mosso i miei, di tizi che contano. E quando muovo i miei, i tizi che contano di qua possono iniziar a sudare la notte. Perche fra un po riceveranno una proposta che non potranno rifiutare.
A proposito di tizi che contano: vi siete mai chiesti perche la General Motors ha fatto bancarotta ed è passata sotto amministrazione controllata del governo Usa? No neanche io, ma ultimamente mi chiedo perche gli vendiamo certi filtri per l'ultima legge anti-emissioni federale a 1100 dollari e loro li rivendono a 700. Mmm, ops, una delle aziende americane piu importanti cosi facendo è finita nelle mani del governo e di zio Barack (che è sempre mosso dai tipi che ho citato prima, quelli che si nascondono sornioni all'ombra delle palme). Ma ora mi fermo qui, perche altrimenti va a finire che so cose che non dovrei sapere, e stanotte mi sveglio e mi accorgo che ce un tizio vestito a festa, seduto nella poltrona ai piedi del mio letto che mi aspetta, e li scopro di avere la CIA in casa e la mia vita finiva quel giorno e non ci sarebbe piu stato ritorno (cit.)
Ah, una volta un tale mi chiese (senza fare nomi, vero Pettene?), un opinione sulla televisione americana.La mia risposta è che fa cagare. C'e' un reality praticamente per tutto, compreso un anatomo patologo (Dottor Joe, una donna) che discute dei cadaveri sul suo tavolo (coprendo per pudore il viso, gli arti e le frattaglie). Poi c'e' Cheaters (tradotto "Traditori") dove un investigatore porta l'ignaro coniuge a scoprire dal vivo (ed in TV) il partner fedifrago. Di solito finisce a botte con l'insopportabile conduttore che fa la morale al traditore. C'e' da dire che il conduttore e' stato accoltellato un paio di volte, e ben gli sta. Poi c'e' Jerry Springer , un ex sindaco di Chigaco, che fa confessare su una specie di ring le peggiori situazioni di coppia in ogni possible variante; La suocera che si fa il genero, o il padre di famiglia che vuol cambiare sesso e diventare pornostar, e cose cosi'. Il pubblico in studio e' inviato ad incitare i partecipanti a darsele di santa ragione.
Poi ci sono due reality (che ogni tanto vedo) sui criminali ; uno e' "Cops" (Sbirri) dove praticamente un cameraman segue un agente di polizia in servizo. L'altro entra invece nelle peggiori galere americane ed intervista carcerati e guardie che ci vivono e lavorano. Spesso mostrano quello che accade li' dentro, incluse ispezioni e risse.
Ieri sera un prigioniero ha citato una legge californiana che lo costringeva all'ergastolo, senza aver ammazzato nessuno, ma per aver commesso il terzo reato.
Mi sono informato e c'e' veramente una legge che deriva dal Baseball, denominata "Three strikes and you are out". In pratica se si commettono in California tre reati buttano la chiave della galera e non esci piu'. Come quando il battitore nel Baseball non prende la palla per tre volte e viene eliminato.
Non male come legge. Ma nella nostra Italietta rossa e moralista non si puo. D'altronde, come spesso rimarcato anche oltreoceano, in Usa se da fare "lo scarparo" arrivi in alto sei stato bravo e ti becchi un bell applauso, una pacca sulla spalla, un chupa chups e un buono pasto, in italia sei additato come qualcuno che ha sicuramente barato, e finisci il resto dei tuoi giorni a farti strada tra le liane dell'invidia. Quando ne parlo con gli americani mi viene sempre in mente quel parcheggiatore italiano che avevo conosciuto a londra finche ero stato la una settimana in Settembre ad allenare l inglese prima di venire qua. Chiacchierando mi disse "oh aspetta un attimo che vado a parcheggiare la Jaguar a sti cornuti". Erano cornuti, ma intanto la Jaguar la guidavano loro, non lui.
Sempre vostro (ma sempre meno),

P.M

lunedì 8 marzo 2010

Storie dalla West Coast, parte III: Arshad, il trafficante di sogni

Mar 8th, 2010
Anaheim, California del Sud
Giorno nr. 128

Cara zia Janice, è inutile che ogni volta che ottengo un giorno libero, quando il giorno dopo torno mi dici che pensavi fossi stato licenziato, il tuo grasso culo si alzerà dopo del mio da quelle sedie soltanto perche io prima o poi dovrò tornarmene nel mio paese. Ma probabilmente a quel tempo la tua sedia sarà gia stata sostituita con un divano, per contenere quel tuo bel culone. E evita di mangiare tutte quelle schifezze finche lavori, altrimenti la tua taglia di vestiti anziche XL diventa TC (Tendone da Circo).
Il 31 Agosto quando da Atlanta tornero’ in California due giorni per fare la relazione finale sul mio anno Americano, ti giuro che chiedero’ davanti alla platea quante volte sbadigli durante il giorno, e una spiegazione tecnica sul perche quando ti alzi devi girare la sedia verso l’esterno della scrivania, per permettere al tuo flacido corpo di riuscire ad uscire senza incastrarsi. Anche stamattina, mi sono accorto del tuo arrivo senza vederti sentendo uno sbadiglio stile orso grizzly che mi ha spettinato…lo sai cosa si dice dove sono nato io in questi casi, zia Janice? Va in mona, si dice.
Ah, approposito, parlando di sicurezza nello scorso intervento, mi sono dimenticato di citare un fantastico sito californiano in cui immetti il tuo indirizzo e lui ti trova tutti I pedofili che ti stanno attorno: megalaw, o qualcosa del genere. Io ho un paio di tipetti interessanti che vivono vicino a casa mia…prima o dopo devo andargli a fare visita vestito in perizoma rosa.
Anche stavolta mi tocca citare quell’eunuca di zia Francesca a meta’ quinta liceo: “Qui termina il programma di quarta, ora iniziamo quello di quinta”. Bene, iniziamo il vero e proprio post (ma comunque va in mona anche te, zia Francesca, 12/15 agli esami, ma I tuoi cazzo di libri non li ho mai aperti).
Talvolta quando zio Jason (che se non altro talvolta mi batte) e’ troppo occupato a servire hamburger in quel di Orange, gioco a tennis con un tale, Arshad, un Indiano (nonostante io fino a ieri l’abbia chiamato erroneamente Arshan, mi suonava molto di piu da guerriero sandokaniano). Ieri sera a fine match, dopo avergli ripetuto che deve anche correre oltre a colpire (e li mi e’ venuto in mente il culone di zia Janice), se vuole non solo battermi ma solo provare a mettermi in difficolta’, ha iniziato non ricordo per quale motivo a raccontarmi la storia della sua vita. Zio Arshad in India faticava, e non poco. Diciamo decisamente piu degli italiani che si lamentano che non hanno I soldi per prendersi l’audi. Un giorno circa 10 anni fa, quando ventenne si laureo’ nel suo paese in Ingegneria (si laureano presto sti indiani eh?) si imbarco’ di nascosto per l’Inghilterra con sole 20 sterline in tasca, per iniziare dal nulla il cammino verso quello che e’ il suo scopo nella vita: diventare un “Business man”. Lui vuole arrivare a guadagnare milioni ha detto, vuole arrivare a non dover lavorare per nessuno. Vuole diventare qualcuno insomma, toh. Dopo qualche anno passato nella fredda Inghilterra cambiando 75 lavori e 92 case, la 75esima azienda gli offri’ un visto per gli Usa. Cosi ora da 8 anni si trova in Usa, e dopo aver lavorato a Chicago e Philadelphia si trova qui in California. Lavorando ancora per qualcuno prendendo uno stipendio ordinario, cosa che lui odia assolutamente…sono fortunato io ha detto, che ho “a family owning a business”. Quando finisce di lavorare la sera zio Arshad studia, corso serale di informatica…ora non ho piu bisogno di chiedermi perche sia cosi poco fisicamente brillante in campo. In questi ultimi 10 anni ha visto la sua famiglia una volta all’anno, in India..e io che mi lamento che non li vedo da 3 mesi. In questo momento zio Arshad sta partecipando ad un meeting, la sua azienda oggi licenziera’ 35000 dipendenti su 250000, e lui potrebbe essere tra questi. Se cosi sara’, se perdera’ il lavoro, il suo Visto sara’ automaticamente cancellato e lui dovra’ tornare in India, dove la societa’ e’ ancora basata su caste e classi sociali (se ho capito bene), e quindi tutto per lui sara’ molto piu difficile.
Forse zio Arshad non raggiungera’ mai il suo scopo, ma certa gente dovrebbe imparare che la vita e’ una e vale la pena rischiare e mettersi in gioco per raggiungere il proprio obiettivo. Good luck man.
Sempre vostro,

P.M

martedì 2 marzo 2010

Pensieri sconnessi di una paranoica mattinata di lavoro californiana

Mar 2nd, 2010
Anaheim, California
Giorno nr. 122

Situazione logistica: Ultimi due mesi in California…se vi dico che lo stile di vita della nauseante e soffocantemente (non esiste lo so, risparmiatevi la predica) messicana Los Angeles che mi sta uccidendo sempre di piu (per quanto frequenti il centro solo nei weekends), mi ha quasi rotto i coglioni, mi prendete per pazzo vero? Probabilmente lo sono, la mia sanita’ mentale la sento affievolirsi ogni giorno di piu. Ecco, la sindrome di Stendhal ogni volta che mi guardo allo specchio, no, non mi e’ ancora passata. Vi sembro pazzo io, si?
Ok, torniamo a noi. Poi ultimi 4 mesi da collasso, lavorando per le regional divisions, girando di stato in stato e di motel in motel ogni settimana (tra Georgia, Florida, Alabama, Louisiana, South Carolina, e chissa cos’altro). Sembra con la valigia in mano stile “zingaro a tutte le latitudini”. Padre, perdonami.
Salute: gli americani non fumano. Forse il 5% della popolazione. Sta di fatto che finora ne ho visti forse un paio, fumare. E non erano di razza Americana…loro lo considerano dannoso. Probabilmente hanno deciso di uccidersi in altri modi, a suon di cheeseburger, shot di tequila e insalata che scade dopo 6 mesi. Della serie “per evitare di essere investiti, lanciamoci nel burrone”.
Sicurezza, parte 1: Avete presente le case americane che vedete nei film? Sono cosi realmente. Nessuna recinzione, nessun cancello, nessuna porta blindata, macchina parcheggiata davanti alla porta e canestro davanti al garage. Anche un ladro 70enne con l’artrosi, probabilmente riuscirebbe ad entrare nelle nostre case. Quasi quasi qualche volta lascio un biglietto sulla porta dicendo dove sono le chiavi di scorta…non ho nessuna voglia di dover andare ad aprire quando sento bussare e trovarmi davanti l’uomo nero. Quello che ti raccontano nelle favole da piccolo. Cosi si arrangia lui ad entrare, tanto e’ gia facile di suo.
Sicurezza, parte 2: In California (ma forse in tutti gli Usa), non posso fare il dito medio se qualcuno mi taglia la strada finche guido. Finirei con una pallottola in testa e un trafiletto di 5 righe nel quotidiano di Orange County il giorno dopo, accanto alle previsioni del tempo.
Cibo: amo i fottutissimi hamburger, cheeseburger e soprattutto I double double di In n Out. Nonostante mi senta gia’ 4 tumori allo stomaco in continua espansione osmosica.
Economia: La Califfa e’ uno degli stati economicamente piu in crisi degli Usa (ma la California e’ negli Usa? :O). Le tasse strangolano. Soprattutto quelle sul salario. Io ci passo notti insonni a fissure il soffitto o con le mani nei capelli seduto sulla tavoletta del cesso, pensandoci. A volte guardando la panoramica notturna Anaheim sembra un inferno. Le palme e l’aria oceanica la rendono troppo poco proletaria, ma pur sempre un inferno.
Quotidiani: oltre ai quotidiani dello stato della California gira anche quello di Orange County, di cui ora pero’ mi sfugge il nome. Quotidiano locale a dir poco. Piu che della nazione tratta di cio’ che ti succede nella strada di fronte. Qualche volta quando arrivo in ufficio rischio un dialogo del tipo: “Ehi hai sentito del terremoto in Cile?” “A grandi linee, ma piuttosto tu hai sentito di Joe all’angolo tra Brookhurst e la Katella?, si e’ trovato un puma in cucina che giocava a poker seduto a tavola”.
Itagliano: il mio inglese va bene, parlo, capisco, spiego, impreco....dopo aver scritto ultimamente “Al meno” (at least), ed aver detto “usualmente” (usually), la scorsa settimana in quel della spiaggia di Santa Monica, parlando italiano col Pescarese (censura sul nome dopo le minacce ricevute dalla famosissima mala di Spoleto), sono uscito con la migliore: “tu stai essendo” (you are being). Prima scrivendo il titolo stavo scambiando l aggettivo con il nome, come in inglese. Madre, perdonami.
To sum up: rileggendo mi rendo conto che la mia scrittura e’ realmente pessimista, come dicono gli americani che mi traducono il blog. E’ solo pura e limpida ironia Pirandelliana. Che poi fra l’altro lui, l’ha copiata da me. Senz’altro.
Sempre vostro (ma con giudizio),

P.M