martedì 2 marzo 2010

Pensieri sconnessi di una paranoica mattinata di lavoro californiana

Mar 2nd, 2010
Anaheim, California
Giorno nr. 122

Situazione logistica: Ultimi due mesi in California…se vi dico che lo stile di vita della nauseante e soffocantemente (non esiste lo so, risparmiatevi la predica) messicana Los Angeles che mi sta uccidendo sempre di piu (per quanto frequenti il centro solo nei weekends), mi ha quasi rotto i coglioni, mi prendete per pazzo vero? Probabilmente lo sono, la mia sanita’ mentale la sento affievolirsi ogni giorno di piu. Ecco, la sindrome di Stendhal ogni volta che mi guardo allo specchio, no, non mi e’ ancora passata. Vi sembro pazzo io, si?
Ok, torniamo a noi. Poi ultimi 4 mesi da collasso, lavorando per le regional divisions, girando di stato in stato e di motel in motel ogni settimana (tra Georgia, Florida, Alabama, Louisiana, South Carolina, e chissa cos’altro). Sembra con la valigia in mano stile “zingaro a tutte le latitudini”. Padre, perdonami.
Salute: gli americani non fumano. Forse il 5% della popolazione. Sta di fatto che finora ne ho visti forse un paio, fumare. E non erano di razza Americana…loro lo considerano dannoso. Probabilmente hanno deciso di uccidersi in altri modi, a suon di cheeseburger, shot di tequila e insalata che scade dopo 6 mesi. Della serie “per evitare di essere investiti, lanciamoci nel burrone”.
Sicurezza, parte 1: Avete presente le case americane che vedete nei film? Sono cosi realmente. Nessuna recinzione, nessun cancello, nessuna porta blindata, macchina parcheggiata davanti alla porta e canestro davanti al garage. Anche un ladro 70enne con l’artrosi, probabilmente riuscirebbe ad entrare nelle nostre case. Quasi quasi qualche volta lascio un biglietto sulla porta dicendo dove sono le chiavi di scorta…non ho nessuna voglia di dover andare ad aprire quando sento bussare e trovarmi davanti l’uomo nero. Quello che ti raccontano nelle favole da piccolo. Cosi si arrangia lui ad entrare, tanto e’ gia facile di suo.
Sicurezza, parte 2: In California (ma forse in tutti gli Usa), non posso fare il dito medio se qualcuno mi taglia la strada finche guido. Finirei con una pallottola in testa e un trafiletto di 5 righe nel quotidiano di Orange County il giorno dopo, accanto alle previsioni del tempo.
Cibo: amo i fottutissimi hamburger, cheeseburger e soprattutto I double double di In n Out. Nonostante mi senta gia’ 4 tumori allo stomaco in continua espansione osmosica.
Economia: La Califfa e’ uno degli stati economicamente piu in crisi degli Usa (ma la California e’ negli Usa? :O). Le tasse strangolano. Soprattutto quelle sul salario. Io ci passo notti insonni a fissure il soffitto o con le mani nei capelli seduto sulla tavoletta del cesso, pensandoci. A volte guardando la panoramica notturna Anaheim sembra un inferno. Le palme e l’aria oceanica la rendono troppo poco proletaria, ma pur sempre un inferno.
Quotidiani: oltre ai quotidiani dello stato della California gira anche quello di Orange County, di cui ora pero’ mi sfugge il nome. Quotidiano locale a dir poco. Piu che della nazione tratta di cio’ che ti succede nella strada di fronte. Qualche volta quando arrivo in ufficio rischio un dialogo del tipo: “Ehi hai sentito del terremoto in Cile?” “A grandi linee, ma piuttosto tu hai sentito di Joe all’angolo tra Brookhurst e la Katella?, si e’ trovato un puma in cucina che giocava a poker seduto a tavola”.
Itagliano: il mio inglese va bene, parlo, capisco, spiego, impreco....dopo aver scritto ultimamente “Al meno” (at least), ed aver detto “usualmente” (usually), la scorsa settimana in quel della spiaggia di Santa Monica, parlando italiano col Pescarese (censura sul nome dopo le minacce ricevute dalla famosissima mala di Spoleto), sono uscito con la migliore: “tu stai essendo” (you are being). Prima scrivendo il titolo stavo scambiando l aggettivo con il nome, come in inglese. Madre, perdonami.
To sum up: rileggendo mi rendo conto che la mia scrittura e’ realmente pessimista, come dicono gli americani che mi traducono il blog. E’ solo pura e limpida ironia Pirandelliana. Che poi fra l’altro lui, l’ha copiata da me. Senz’altro.
Sempre vostro (ma con giudizio),

P.M

2 commenti:

  1. Quando si va all'estero, leggere i giornalini locali è una delle cose più spassose che si possano fare! Ho portato a casa e conservo giornali messicani, dominicani, cubani, francesi... non c'è niente di più divertente e utile per calarsi nella realtà locale!

    RispondiElimina