lunedì 8 marzo 2010

Storie dalla West Coast, parte III: Arshad, il trafficante di sogni

Mar 8th, 2010
Anaheim, California del Sud
Giorno nr. 128

Cara zia Janice, è inutile che ogni volta che ottengo un giorno libero, quando il giorno dopo torno mi dici che pensavi fossi stato licenziato, il tuo grasso culo si alzerà dopo del mio da quelle sedie soltanto perche io prima o poi dovrò tornarmene nel mio paese. Ma probabilmente a quel tempo la tua sedia sarà gia stata sostituita con un divano, per contenere quel tuo bel culone. E evita di mangiare tutte quelle schifezze finche lavori, altrimenti la tua taglia di vestiti anziche XL diventa TC (Tendone da Circo).
Il 31 Agosto quando da Atlanta tornero’ in California due giorni per fare la relazione finale sul mio anno Americano, ti giuro che chiedero’ davanti alla platea quante volte sbadigli durante il giorno, e una spiegazione tecnica sul perche quando ti alzi devi girare la sedia verso l’esterno della scrivania, per permettere al tuo flacido corpo di riuscire ad uscire senza incastrarsi. Anche stamattina, mi sono accorto del tuo arrivo senza vederti sentendo uno sbadiglio stile orso grizzly che mi ha spettinato…lo sai cosa si dice dove sono nato io in questi casi, zia Janice? Va in mona, si dice.
Ah, approposito, parlando di sicurezza nello scorso intervento, mi sono dimenticato di citare un fantastico sito californiano in cui immetti il tuo indirizzo e lui ti trova tutti I pedofili che ti stanno attorno: megalaw, o qualcosa del genere. Io ho un paio di tipetti interessanti che vivono vicino a casa mia…prima o dopo devo andargli a fare visita vestito in perizoma rosa.
Anche stavolta mi tocca citare quell’eunuca di zia Francesca a meta’ quinta liceo: “Qui termina il programma di quarta, ora iniziamo quello di quinta”. Bene, iniziamo il vero e proprio post (ma comunque va in mona anche te, zia Francesca, 12/15 agli esami, ma I tuoi cazzo di libri non li ho mai aperti).
Talvolta quando zio Jason (che se non altro talvolta mi batte) e’ troppo occupato a servire hamburger in quel di Orange, gioco a tennis con un tale, Arshad, un Indiano (nonostante io fino a ieri l’abbia chiamato erroneamente Arshan, mi suonava molto di piu da guerriero sandokaniano). Ieri sera a fine match, dopo avergli ripetuto che deve anche correre oltre a colpire (e li mi e’ venuto in mente il culone di zia Janice), se vuole non solo battermi ma solo provare a mettermi in difficolta’, ha iniziato non ricordo per quale motivo a raccontarmi la storia della sua vita. Zio Arshad in India faticava, e non poco. Diciamo decisamente piu degli italiani che si lamentano che non hanno I soldi per prendersi l’audi. Un giorno circa 10 anni fa, quando ventenne si laureo’ nel suo paese in Ingegneria (si laureano presto sti indiani eh?) si imbarco’ di nascosto per l’Inghilterra con sole 20 sterline in tasca, per iniziare dal nulla il cammino verso quello che e’ il suo scopo nella vita: diventare un “Business man”. Lui vuole arrivare a guadagnare milioni ha detto, vuole arrivare a non dover lavorare per nessuno. Vuole diventare qualcuno insomma, toh. Dopo qualche anno passato nella fredda Inghilterra cambiando 75 lavori e 92 case, la 75esima azienda gli offri’ un visto per gli Usa. Cosi ora da 8 anni si trova in Usa, e dopo aver lavorato a Chicago e Philadelphia si trova qui in California. Lavorando ancora per qualcuno prendendo uno stipendio ordinario, cosa che lui odia assolutamente…sono fortunato io ha detto, che ho “a family owning a business”. Quando finisce di lavorare la sera zio Arshad studia, corso serale di informatica…ora non ho piu bisogno di chiedermi perche sia cosi poco fisicamente brillante in campo. In questi ultimi 10 anni ha visto la sua famiglia una volta all’anno, in India..e io che mi lamento che non li vedo da 3 mesi. In questo momento zio Arshad sta partecipando ad un meeting, la sua azienda oggi licenziera’ 35000 dipendenti su 250000, e lui potrebbe essere tra questi. Se cosi sara’, se perdera’ il lavoro, il suo Visto sara’ automaticamente cancellato e lui dovra’ tornare in India, dove la societa’ e’ ancora basata su caste e classi sociali (se ho capito bene), e quindi tutto per lui sara’ molto piu difficile.
Forse zio Arshad non raggiungera’ mai il suo scopo, ma certa gente dovrebbe imparare che la vita e’ una e vale la pena rischiare e mettersi in gioco per raggiungere il proprio obiettivo. Good luck man.
Sempre vostro,

P.M

4 commenti:

  1. zio Arshad = Hamed Haddadi

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  2. Grandissimo commento dell'anonimo!!

    Ma c'è ancora quella cosa che i tuoi colleghi Usa traducono questo blog? No perchè se così fosse si faranno un sacco di risate leggendo ciò che scrivi su zia Janice!

    Giù il cappello per Arshad, anch'io ne ho conosciuto uno con una storia simile a questa, si chiamava nonsocome e veniva dal Bangladesh..solo che gli è andata un pò peggio, dato che dopo la laurea in economia in patria è arrivato come clandestino in Italia ed ora vende rose rosse e blu ai passanti di Parco Sempione a Milano...

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. avevo risp ma non me l ha pubblicato..vabbe..

    non importa se lo leggono, lo spirito dionisiaco risiede in me...

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