martedì 30 marzo 2010

Pietro Mirandola, 5 mesi dopo: Giro di boa

Mar 30th, 2010
Anaheim, Orange County, CA
Giorno nr. 150

Pre-scriptum: “io in Italia nun ce voio tonnà” (semicit.)

150 giorni esatti (effettivi in Usa, escluse vacanze di natale negli emirati), da quando mi imbarcai su quell'aereo dell'Air France il 21 Ottobre 2009 con 4 valige, 1 vocabolario d'inglese, e l'indirizzo dell'albergo e dell'ufficio nel taschino. 50% esatto della missione completata, e sono ancora intero, per ora, perche purtroppo quando vivi cercando di rompere il culo al mondo, è inevitabile che prima o dopo sarà lui a romperlo a te. Speriamo mi dia almeno una quindicina di anni di tempo per raggiungere il mio scopo oscuro.
Qualche sera fa zio Arshad, detto "il mahatma", per festeggiare mi ha portato in un ristorante indiano, peraltro piuttosto lussuoso (e noi eravamo in maglietta sudata appena finito di giocare a tennis...mito io che vado a mangiare gli hamburger in camicia e nei ristoranti in maglietta sudata), gestito da alcuni suoi amici che piu che altro parevano dei guerrieri usciti dal film di sandokan, i quali hanno un inglese talmente fluido che per capirlo devi tendere l'orecchio e leggergli contemporaneamente il labiale, sfidando le leggi della fisica . Cibo prelibato, dopo aver mangiato quasi 2 ore fortunatamente non ho dovuto pagare il conto, primo perche sarei collassato, secondo perche sarebbe costato metà del mio salario, e a quel punto mi sarei armato di bandana, forcone, e sarei sceso in piazza come i miei connazionali a manifestare contro il governo, il G8, Silvio, l'aumento del prezzo del grano le mosse errate di John Paxson e la dirigenza Bulls, e le fighe di legno.
Ah, c'è una strana credenza popolare, che dice che il cibo indiano è talmente speziato che dopo passi la notte in bagno. Completamente sbagliato. Io sono letterlamente fuggito dal tavolo per esternare poesie suggerite dal flebile canto delle muse, seduto su una tavoletta del cesso dall'igiene deprecabile, quando eravamo ancora al secondo piatto. Tie, sono ancora una volta riuscito a distinguermi. Questo infatti è cio che ho scritto nella voce "Cultural Experience" della mia relazione settimanale lavorativa:

"My tennis mate Arshad took me to an Indian restaurant, over the weekend. A bunch of people say that indian food make you stay on the toilet through out the night. It is not true. I got the restroom when I was still eating"

Vabbe, poi ha detto che prima o dopo mi fa conoscere una delle due fidanzate, che vivono antrambe qui a Los Angeles, una indonesiana e l'altra non ricordo. E alla mia domanda "scusa ma non avevi detto che la donna ce l avevi in india?", la risposta è stata "no ma quella è mia moglie." Bene cosi. E' forte zio Arshad. Anni fa quando viaggiava ogni settimana per lavoro senza fissa dimora come farò io fra un paio di mesi, passava i sabati notte nei strip clubs, per poi farseli rimborsare mettendo la somma spesa sotto la colonna "entertainment" nell'expense report. Ops, ho anche io quella colonna nei moduli per il rimborso spese. Che idea malefica.
Vabbe, torniamo a noi. 5 mesi positivi per un sacco di aspetti che non sto qui ad elencare (quando si tratta di frivolezze si abbonda sempre, direte voi..ma mi sbottonerò solo nell'ultimo mese). Solo due momenti di reale difficoltà. Entrambi in Gennaio, il primo quando mi rubarono il portafoglio e passaporto al ritorno dalle vacanze (per info vi rimando ai post di gennaio), facendomi vagare per qualche giorno negli Usa come un volto senza nome. Con zio Jeff che mi prestò 70 dollari per almeno procurarmi da mangiare, e io il giorno dopo glieli restituii tutti e 70 xD. Traumatico. Il secondo non si puo rivelare per motivi di ordine pubblico, perche ha rischiato di farmi tornare indietro.
Se mi manca casa mia? Fino a un mesetto fa avrei risposto “ogni giorno, ma contemporaneamente so che ogni giorno contribuisce a farmi crescere”. Oggi ritengo valida solo la seconda parte della frase. E provo profonda angoscia pensando che fra altrettanti 150 giorni sono costretto a ripassare l’oceano. Per fortuna in campagna tra le sopite menti non ci dovrei piu tornare stabilmente per parecchi anni. I primi mesi i momenti di difficoltà mentale erano piuttosto frequenti. Poi un giorno, il verso di una canzone mi venne in aiuto: “La prigione è nella mente”. Li capii qual’era la strada. I problemi non esistono, sono creati da noi, e frutto della nostra mente. Fate finta che sentiate la lontananza delle origini, per prendere un problema random in cui potreste imbattervi facendo cio che sto facendo io. E’ un problema? No, è qualcosa che nella realtà non esiste, un concetto astratto creato dalla nostra mente la quale crea il pensiero e lo vede come un problema. In quel preciso istante tutte le mie preoccupazioni svanirono. Per venire incontro alle vostre capacità intellettuali mi fermo qui per non crearvi confusione e vi invito a rifletterci su.
La vostra prigione è nella mente.
Sempre vostro,
P.M

7 commenti:

  1. mirandola guarda che stavolta hai fatto un errore...di solito tra sempre vostro e PM ci metti lo spazio :)

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  2. Signor Mirandola, lei mi dovrà far l'onore di raccontarmi quel simpatico aneddoto che per motivi di ordine pubblico non può dire qui, una volta tornato. Oltre a farsi prendere a schiaffi sul sedere perchè fa terrorismo politico sul blog, s'intende.

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  3. Gran pezzo Mirandola. Sai farci ridere e farci riflettere, sono convinto ripeto, che questa esperienza to formerà ancora di più di quanto non l'abbia già fatto.
    P.S. se difendiamo così veniamo asfaltati 4-2 nelle WCF da Denver.
    A presto,
    Pecchio

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  4. ...segui il coniglio bianco
    ...pillola blu o pillola rossa
    ...non sarà il cucchiaio a piegarsi, ma tu stesso

    attento Mirandola, MATRIX HAS YOU

    Pierangelo

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  5. lo sempre dito minozzo che te si un coion...

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  6. i coioni i va sempre in dù, ergo "mi manchiii"

    :-)))

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  7. contame della situazione al circolo..

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