lunedì 25 gennaio 2010

Pietro Mirandola e la sua sindrome di inizio decennio

Jan 25th, 2009
Anaheim, California
Giorno nr. 84

Se avete voglia di fare della facile ironia a basso costo, siete capitati al posto giusto nel momento giusto, perchè questo non è un buon momento per Pietro Mirandola.
E finora non sono cosi efficaci le passeggiate sulla spiaggia la mattina alle 6, tentando di trovare domande alle proprie risposte (no, non è un errore di battitura, io non sono come voi, io ho le risposte, devo solo trovare le rispettive domande).
Quando scegli di complicarmi la vita, affrontando gli Usa da solo a 19 anni anziche starmene col culo al caldo a casa, quasi 7 mesi fa, stravaccato seminudo nel divano bianco della mia veneranda leccando un ghiacciolo alla menta e fresco di diploma ottenuto con un 77 che alla snai era quotato 1 a 1000 come il Catanzaro in Champions League, pensavo di essere un po pazzo. E probabilmente lo ero di piu di quanto pensassi. Semplicemente avevo bisogno di mettere alla prova me stesso, con una nuova sfida. Mannaggia a me, alle mie manie di grandezza estive post-maturità, e ai ghiaccioli alla menta. Non è che nelle opzioni del "mettersi alla prova" ci fossero incluse anche vagare per le strade con un volto senza nome perche il mio passaporto e il mio portafoglio era stato rubato (ma questione gia superata), ne tantomeno l'ultima disgrazia capitata che ha animato i miei ultimi 5 giorni, ma che non puo essere rivelata per motivi di ordine pubblico, ma pazienza.
Il perchè le difficoltà maggiori siano arrivate al terzo mese anziche al primo, non chiedetelo a me, o forse si, ma non vi rispondo, perche come diceva l'Andreotti, certe cose non solo non bisogna dirle ma neanche confessarle a se stessi, per non lasciare tracce.
Detto questo, Pietro Mirandola fa spallucce delle ultime difficoltà: prima si è guardato allo specchio, si è dato uno schiaffo per scacciare le occhiaie, ha scandito un bel "vaffanculo", e ha cercato di aprire un sorrisone alquanto sforzato che sapeva piu di merda che di dopobarba. Non è menefreghismo, è il tentativo quasi riuscito di imersonificare lo spirito dionisiaco di cui parlava Nietzsche.
La verità è che certe esperienze se non le fai a 19 anni non le fai più.
3 mesi fa avevo serie difficoltà a farmi una bistecca, il mio inglese era alquanto deprecabile, e avevo seri dubbi sul fatto di riuscire a lavorare(ma non solo), in una lingua diversa. Probabilmente un giorno, quando sarò troppo vecchio anche per provare ad essere la parodia di me stesso, ringrazierò me e la mia sfacciataggine per non aver scelto il culo caldo, quella giornata di luglio.
Lo so che mi si può controbattere con "il pallone l'hai buttato di la tu e adesso lo vai a prendere tu", "al rogo l'eroe dei due mondi (cit.), ma tanto riusciro a potermi vantare di avercela fatta anche stavolta.
Escluso questo, l'evento principale dall'ultima volta che ho scritto è stato il Field Meeting, quattro giorni rinchiusi in un albergo californiano stile terroristi dell OAS nel romanzo di Forsyth. Unico assente zio Joe, che ha avuto la bella idea di spararsi in un piede cacciando. Tipi tranquilli, questi americani. Suite al 19esimo piano, tutti belli, ottimisti e speranzosi nel futuro nonostante il picco delle vendite. Contenti loro, siamo contenti tutti. Se poi continuano a pagarmi la camera, mi unisco anche volentieri ai festeggiamenti.
Non si preoccupano mai di nulla, poi però si lamentano se la benzina costa 3 dollari al gallone (non scervellati su google, semplicemente costa la metà rispetto noi).
Fino a 4 giorni fa sembravo anche dover anticipare il mio spostamento verso Texas/Georgia, ma era soltanto un passo allarme. Forse.
"Fra cento anni di tutto questo non parlerà piu nessuno"(cit.)
Sempre vostro (cosi dite),

P.M

9 commenti:

  1. Tieni duro Pietro, ormai sei a metà strada...

    RispondiElimina
  2. Si ricordi le mie parole nell'ultima e-mail. Nessuno di noi ex-davinciani sarebbe stato in grado di fare ciò che ha fatto lei, nè avrebbe accettato di farsi un anno neglio USA senza un cane di conoscente. Lei non si deve sentire piccolo Mirandola, ma grande grande. Detto questo, essendo cosciente di non aver ancora superato la smacco di Toronto (partita buttata letteralmente nel cesso) ed essendo ancora in modalità "blasfemo" per Cleveland (ma quanto cazzo di culo ha la people from Ohio? PORCA PUTTANA MIRANDOLA, PORCA PUTTANA!!) le mando i miei più carissimi saluti, con la speranza di risentirla presto.
    Pecchio
    P.S. Sabato sera ho visto il Chinaglia. Senza di lei sembrava perso.

    RispondiElimina
  3. ma anche no, che non sono a metà strada

    RispondiElimina
  4. Ma Toronto contro Cleveland non ci aveva perso?

    RispondiElimina
  5. Rassicuraci solo su un punto: non sei ricercato dalla polizia americana, vero?
    :-)

    RispondiElimina
  6. Per essere ricercato no, al momento non lo sono.

    RispondiElimina
  7. Cleveland@Miami 92-91...porca puttana che nervosi!!

    RispondiElimina
  8. Non so cosa possa essere stato a ridurla in questa condizione, ne aprofitto per farle i complimenti delle sue recenti avventure. Non le manca mai casa? amici?

    RispondiElimina
  9. che condizione? era quasi un mese fa.
    Soprattutto, identificati.

    RispondiElimina